Roma - «Quando mancasse il consenso, c’è la forza». Lo affermava Benito Mussolini ieri. E, in buona sostanza, lo ripetono oggi sul web i militanti di Futuro e libertà. Per rovesciare il governo democraticamente eletto di Silvio Berlusconi esistono due possibilità: applicare un surrogato delle leggi razziali del ’38 nei confronti dei simpatizzanti del Pdl e dei loro figli isolandoli dal resto della società. Oppure replicare in Italia i moti di Tunisi e del Cairo. Gianfranco Fini potrà anche gloriarsi dell’essere riuscito a passare da «fascista del 2000» ad amico di Israele e delle comunità ebraiche. Ma il «suo» popolo è rimasto indietro e le parole del leader producono solo odio. Lo testimonia quanto accaduto sul sito web di Generazione Italia, la corrente avanguardista dei finiani. L’ultimo intervento del pasdaran Fabio Granata è stato un invito alla jihad . «Il premier e i suoi ascari avranno durissime e adeguate risposte, in ogni sede», ha scritto nel suo ultimo post dimenticando che gli indigeni africani erano truppe regolari del Regio Esercito. A leggerlo sembrerebbe che la casa di Boulevard Princesse Charlotte a Montecarlo non sia mai esistita e che il presidente della Camera non abbia nulla da chiarire attraverso dimissioni necessarie. Il partito grazie al quale Granata siede in Parlamento è diventato un «ricettacolo di cricche, affaristi e indagati per reati mafiosi». Il Cavaliere e «i suoi accoliti sono un pericolo per la democrazia», ormai.
Per gli ideologi, come il «moderato » Karl, serve una nuova apartheid antiberlusconiana. «Senza arrivare ad estremismi, io dico che ognuno nel proprio microcosmo dovrebbe incominciare a smettere di parlare con parenti, amici e colleghi elettori del Pdl, isolarli sui luoghi di lavoro, evitare di salutarli, impedire che i propri figli giochino coi loro ».Gatto è d’accordo: «La peggior punizione per quella “gentina” (la cui unica forza consiste nella forza di un’unione di maggioranza) è quella di trovarsi improvvisamente isolati». Mentre Curzio pensa già a Piazzale Loreto e aspetta che «l’incubo berlusconiano sia finito per insultarli sulla pubblica piazza» e intanto ne annota i nomi.
Per gli altri aficionados di Granata resta solo la «guerra santa». Enrico disegna uno scenario inquietante. «Fermiamo il tiranno. Difendiamo la democrazia e la Costituzione. Pronti a combattere», scrive a caratteri cubitali aggiungendo in seguito carinerie come «Impaliamo la Santanché! » e «Sandro Bondi al rogo!». Mario, invece, progetta lo scontro di piazza se il 13 febbraio a Milano dovessero concomitare la manifestazione del Pdl contro il golpe della magistratura, la «sceneggiata» dei santoriantravaglisti e il congresso fondativo di Fli.
«Vi sono momenti in cui la libertà la difendi con la testa, ed altri in cui invece la devi difendere anche con le gambe e con le braccia. Tutti a Milano il 13 febbraio!». Alessandro è dello stesso avviso: «È ora di cominciare a far volare le pedate nel culo».
Poi ci sono anche i nostalgici. Quelli di Almirante come Baffo: «Ma quanto ancora dovremo aspettare per ritrovare un politico che abbia il coraggio di dire che per ripulire il marciume dovevamo essere pronti anche allo scontro fisico? ». E quelli di Galeazzo Ciano che sperano in un 25 luglio all’incontrario come Stefano65: «Convocarlo al Quirinale, aspettarlo fuori con un’ambulanza guidata dai Carabinieri, portarlo in una caserma (la Podgora sarebbe ok), ricovero all’Ospedale militare del Celio, con piantonamento interforze e dopo qualche giorno trasferimento in carcere militare e governo di salute pubblica».
È inutile che i farefuristi come Filippo Rossi pensino alle manifestazioni unitarie di ispirazione veltroniana, la gente di Fli vuole il golpe. «Questa volta possiamo fare da soli e non c’èbisogno...degli Americani », commenta Giovanni. Una testa calda come Massimo scrive invece: «Spero che succeda qualcosa tipo la Tunisia, non se ne può più».
Graym gli tiene bordone: «Ma siamo forse inferiori ai tunisini? O se ne va o lo dobbiamo cacciare col forcone!». I «ragazzi» di Fini sono pronti alla guerra civile. Il presidente della Camera continua a far finta di niente.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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