SARAMAGO Don Giovanni in lotta contro gli ipocriti

Alla Scala va in scena il dittico «Il dissoluto assolto» di Corghi e la «Sancta Susanna» firmata Hindemith-Stramm

Elsa Airoldi

Era nato come coproduzione tra Scala e Teatro São Carlos di Lisbona. Con debutto a Milano nel 2005. Tuttavia il dittico Il dissoluto assolto di Corghi-Saramago e Sancta Susanna di Hindemith-Stramm fu la prima vittima del ça ira 2005. L'opera di Hindemith sarebbe stata recuperata a Ravenna. Il Dissoluto avrebbe visto la luce a Lisbona lo scoro marzo. Sul podio ravennate Riccardo Muti. Recitante a Lisbona, nel ruolo di Zerlina, sua figlia Chiara. Insomma una rivincita di famiglia.
Finalmente tocca anche alla Scala. Stesso direttore di Lisbona, lo sloveno Marko Letonja debuttante in campo lirico (ma quanti balletti prima!) e nuovo allestimento. Suggestivo, mobile, atemporale nella la regia di Patrizia Frini da Giancarlo Cobelli e nelle scene e costumi di Alessandro Ciammarughi. Questa sera, nell'ottica sinergica promossa da Lissner, il sipario apre dunque su una novità del cartellone scaligero. Ma anche sull'inaugurazione dell'importante rassegna contemporanea Milano Musica.
Della Sancta Susanna, un Hindemith giovane che nel 1921, tra i venti della Repubblica di Weimar, conferisce valenze estreme alla primavera che esalta il misticismo sensuale di Susanna, monaca denudata davanti al crocifisso cui strappa il perizoma (e fu ripudio, scandalo, ritiro dalle scene) non si parla. La scena è tutta per José Saramago, Azio Corghi e Marko Letonja. I nomi della commissione scaligera Il dissoluto assolto. Con Blimunda e Vivara la terza opera nata dalla collaborazione tra Corghi e il Nobel '98 per la letteratura Saramago: «Per me entrare alla Scala è come ricevere un altro Nobel».
Gli occhi sono fissi sul grande portoghese. Cercano le notti trascorse sotto il cielo, accanto al nonno contadino. Spiano un cenno del suo sarcasmo. Ma lui, 84 lucidi e determinati, è impenetrabile. Ha lavorato al libretto di concerto con il compositore. Ha scritto un divertissement che parte da Mozart e Da Ponte.
Una storia esistenziale. Don Giovanni, archetipo di libertinaggio, per lui è solo uno che asseconda con lealtà gli impulsi più naturali. Un uomo onesto destinato a scontrarsi con gli ipocriti. Con la società che trama, sa, nasconde e ha anche il coraggio di condannare. Il suo eroe trasversale nasce anche dall'osservazione dell'universo femminile. Casto per letteratura e tradizione mariana. In realtà peccaminoso e fragile riscatto dell'universo maschile. Non a caso nel gioco di specchi del Dissoluto, dove Giovanni «fra le gambe è nato morto», il protagonista è salvato da Zerlina. L'unica mai sedotta. Che gli si dà rendendolo a sé stesso.
Nell'aria passano Beatrice e Eloisa, le speculazioni filosofiche di As Intermiténcias da Morte. Ma il teatro è un'altra cosa. Qui le donne recitano, gli uomini cantano, Elvira è un manichino con controfigura canora (un controtenore).


Corghi torna al segreto di sempre: un testo letterario e la tradizione musicale. Mozart, Rossini, echi madrigalistici, il materiale folclorico dell'Emilia Romagna. La terra che ha cullato il padre cui questo Don Giovanni, divenuto onesto e semplicemente Giovanni, è dedicato.

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