Quando l'Europa, all'inizio degli anni Novanta, ha messo a punto le regole per l'accesso alla moneta unica e ha dato il via alla sua politica di contenimento del deficit pubblico, la Francia ha accettato a malincuore, facendo buon viso a cattivo gioco. Ma ora, digerita Maastricht, sembra che Nicolas Sarkozy, presidente francese e presidente di turno dell'Unione Europea, abbia in mente di mettere nuovi paletti: solo che questa volta si parla di qualcosa di molto più serio, il calcio. Con la riunione dei ministri dello Sport dell'Ue in arrivo la settimana prossima a Biarritz, l'Eliseo ha fatto preparare un documento di lavoro interno per proporre di escludere dalle competizioni europee quei club che non rispettino solidi parametri finanziari.
Forse l'idea gli è venuta guardando l'albo d'oro della Champions League, vinta dalla Francia solo nel 92-93, dove la fanno da padrone Italia (4 successi), Spagna (4) e Inghilterra (3). Fatto sta che nel mirino di Sarkozy ci sarebbero principalmente i tre grandi campionati d'Europa: la Serie A, la Liga e la Premiership, con un mercato molto più ampio di quelli delle altre leghe che permette ai club più importanti di avere a disposizione molto più denaro e di essere quindi più competitivi. Cosa che, in ambito europeo, fa generalmente il paio con la vittoria della Champions. Per questo Sarkò, oltre alle regole generali Uefa, sarebbe intenzionato a proporre - approfittando dell'appoggio di Michelle Platini, ai vertici del calcio europeo - un organismo indipendente dalle leghe calcio che, in rappresentanza dell'Ue, controlli i conti delle squadre e ristabilisca la concorrenza.
«Molti club hanno disavanzi elevati che hanno permesso loro di acquistare giocatori più forti che con finanze solide non avrebbero potuto permettersi», spiega, secondo le indiscrezioni del quotidiano tedesco Sueddeutsche Zeitung, il documento preparato dalla Francia in previsione del meeting. Per Parigi, considerando sponsor, diritti televisivi e crediti bancari le grandi squadre d'Europa nuotano nell'oro e lasciano solo le briciole ai club tedeschi, francesi e dei Paesi più piccoli, rendendo difficile per loro competere. Ma in tempi di crisi finanziaria, sono in molti a pensare che regole più severe siano necessarie. Per difendere i club più piccoli, ad esempio, a Bruxelles era già stato proposto che la vendita dei diritti televisivi fosse sempre collettiva e mai affidata alle singole squadre, come è avvenuto anche in Italia negli scorsi anni.
Una proposta, quella francese, che ha trovato già l'appoggio della regina della Bundesliga, il Bayern Monaco: «Regole uniformi per la licenza europea sarebbero un passo importante», ha scritto il club tedesco in una nota, facendo capire che se le decisioni rimangono in mano alle leghe nazionali queste agiranno sempre con criteri «patriottici». Insomma, l'asse franco-tedesco è pronto a provarci: ma questa volta la battaglia contro la lobby dei grandi club di calcio sarà dura.
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