Scajola: "Non lasceremo affondare la Nautica"

"La battuta d’arresto subita dal settore dopo un decennio di sviluppo, ha pesato su fatturato e ordini. Ma questo comparto resta uno dei fiori all’occhiello del made in Italy, un gioiello di tutta l’industria italiana"

Scajola: "Non lasceremo affondare la Nautica"

Claudio Scajola, ministro dello Sviluppo economico, raccoglie l’Sos-crisi lanciato da Ucina e fa il punto sulla congiuntura che non ha risparmiato il comparto.

Ministro, la Nautica è un settore trainante della nostra economia. Gli imprenditori chiedono maggiore attenzione.
«La Nautica ha ricevuto una particolare attenzione da parte del governo Berlusconi, soprattutto nel momento in cui anche questo settore è stato colpito dalla crisi. La battuta d’arresto dopo un decennio di sviluppo, ha pesato infatti su fatturato e ordini. La Nautica resta uno dei fiori all’occhiello del made in Italy, un gioiello dell’industria italiana, dove si fondono gusto, stile e alta tecnologia».
Oggi i cantieri lanciano un Sos.
«Abbiamo messo a disposizione delle imprese, con il programma di incentivi all’innovazione, ingenti risorse per progetti innovativi nel campo della mobilità sostenibile. Stiamo poi rivedendo il Codice Nautico, il regolamento sui superyacht e la normativa sulla locazione per ammodernare e semplificare la disciplina giuridica e consentire un più facile accesso al diportismo. Al ministero delle Infrastrutture abbiamo istituito un tavolo per la revisione del Codice della nautica da diporto. La task force, a cui il mio ministero partecipa attivamente, servirà a migliorare le procedure amministrative, i problemi relativi a scuole, patenti nautiche e sicurezza».
Ucina ha un piano triennale per il rilancio della Nautica anche all’estero. Interventi e regole a costo zero per lo Stato...
«Grazie a un’intesa siglata tra il mio ministero, l’Ice e la stessa Ucina, abbiamo previsto iniziative mirate a rafforzare la nautica made in Italy sui mercati tradizionali e a esplorare nuovi sbocchi soprattutto nei Paesi che crescono di più come India, Cina e Brasile».
I governi di centrodestra sono stati i più attenti verso questa eccellenza. Si può fare di più?
«Abbiamo già varato il regolamento di attuazione del Codice della nautica da diporto, atteso da due anni, che ne semplificherà notevolmente le procedure. Ricordo inoltre il via libera alla patente nautica per disabili, una novità di rilievo che consente anche a questa categoria di condurre natanti fino a 24 metri. Ma si può fare di più e a queste misure ne seguiranno altre per recuperare i ritardi accumulati nella scorsa legislatura. Mi riferisco in primis al riordino della legislazione sulla portualità, attraverso intese con il ministero delle Infrastrutture, le Regioni interessate e le Autorità portuali».
Il settore occupa 35mila unità (130mila con l’indotto). Ma 13mila dipendenti oggi sono in cassa integrazione.
«Per contrastare la crisi abbiamo istituito un tavolo nazionale per il rilancio della cantieristica navale. Siamo inoltre impegnati a sostenere a livello Ue il programma di rinnovamento dei mezzi navali per il trasporto merci e passeggeri. Obiettivo: migliorarne la sicurezza e limitare l’inquinamento. Ricordo poi l’impegno a livello europeo - ricordo che il mio ministero è parte attiva nel gruppo “Leadership 2015” - , diretto a sostenere il settore. Infine ricordo che abbiamo potenziato con 9 miliardi di euro gli ammortizzatori sociali per garantire a tutti i lavoratori il sostegno al reddito e non lasciare in difficoltà nessuno».
Da ligure doc e marinaio ad honorem, quale messaggio invierebbe agli associati Ucina?
«Bisogna rispondere alla crescente domanda di approdi proveniente sia dall’Italia sia dall’estero. I porti turistici devono trasformarsi in poli d’ attrazione dei visitatori, con centri commerciali e di intrattenimento, stabilimenti balneari, club nautici, centri benessere, strutture dedicate alla manutenzione e revisione delle barche. Con un’offerta diversificata, l’utilizzo dei porti turistici italiani non sarà più limitato ai mesi estivi ma destagionalizzato, con effetti benefici sull’economia dei territori. Valorizzare queste risorse, a lungo trascurate, significa dare impulso allo sviluppo e al rilancio organico del turismo».
Il turismo. Lei ha appena detto che mancano approdi e infrastrutture. Francesi e spagnoli hanno fatto meglio di noi.
«É essenziale il dialogo con le Regioni e le amministrazioni interessate per definire insieme un programma straordinario di interventi in favore della portualità turistica. Per far questo ci avvarremo anche del supporto di Invitalia (ex Sviluppo Italia, ndr) per creare, attraverso il recupero e il potenziamento delle strutture esistenti, una moderna rete portuale nazionale, basata su 50 porti turistici. A breve avremo già un forte aumento dei porti operativi: Gallipoli, Trani, Roccella Jonica e Balestrate. Altri grandi porti sono in corso di ultimazione come quello di Imperia.

Altri sono stati avviati, come il grande porto di Fiumicino, il più grande d’Europa, e quelli di Trieste, Siculiana e Monfalcone. Questi interventi produrranno significativi incrementi occupazionali sia nel comparto della nautica sia nell’indotto e ci consentiranno di recuperare il ritardo con Francia e Spagna». 

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