Scandalo dei preti pedofili "Gli attacchi non indeboliscono il Papa"

Padre Lombardi, portavoce del Vaticano: "Sappiamo che in gioco c’è la credibilità della Chiesa, ma stiamo facendo uno straordinario sforzo di prevenzione contro gli abusi. In un anno i casi calati del 30 per cento". Sì di due corti federali Usa alle cause contro il Vaticano

Scandalo dei preti pedofili 
"Gli attacchi non indeboliscono il Papa"

Roma I «recenti attacchi mediatici» hanno «provocato indubbiamente dei danni», ma «l’autorità del Papa» e l’impegno «intenso e coerente» della Congregazione per la Dottrina della Fede non ne escono indeboliti, «ma confermati nel combattere ed estirpare la piaga degli abusi dovunque si manifesti». Lo ha detto ieri ai microfoni di Radio Vaticana padre Federico Lombardi, portavoce della Santa Sede, commentando le polemiche mediatiche sulla pedofilia del clero.
La bufera non accenna a placarsi, vecchi casi rimasti sepolti negli archivi attestano la risposta inadeguata delle autorità ecclesiastiche preoccupate talvolta più di coprire lo scandalo che di manifestare vicinanza e sostegno alle vittime. È indubbio che da almeno dieci anni la Santa Sede – per volere proprio dell’allora cardinale Ratzinger – ha adottato procedure più severe e ha avocato a sé la gestione dei casi di abusi sui minori per sottrarli al rischio insabbiamento, anche se c’è ancora molto da fare nel campo della formazione dei seminaristi e della scelta di nuovi vescovi che siano in grado di governare di fronteggiare adeguatamente queste situazioni. Ma una cosa sono le leggi, le azioni concrete e le statistiche che parlano di una sensibile diminuzione dei casi, un’altra è la percezione di tanti fedeli e più in generale dell’opinione pubblica: l’interesse e la copertura mediatica sugli scandali ha infatti raggiunto livelli altissimi, appare piuttosto evidente il tentativo di coinvolgere in ogni modo il Papa, e quando il Vaticano, invece di controbattere ricostruendo i fatti, attacca i media, questa risulta essere una difesa debole che rischia di trasformarsi in un boomerang.
Padre Lombardi non è caduto in questa trappola: «L’argomento è di natura tale da attirare di per sé l’attenzione dei media – ha detto – e il modo in cui la Chiesa lo affronta è cruciale per la sua credibilità morale». «In realtà – ha aggiunto – i casi portati all’attenzione del pubblico sono avvenuti generalmente diverso tempo fa, anche decenni addietro, ma riconoscerli e farne ammenda nei confronti delle vittime è il prezzo del ristabilimento della giustizia e di quella “purificazione della memoria” che permette di guardare con umiltà e fiducia al futuro».
Lombardi ha quindi parlato di «numerosi segnali positivi» che giungono da tutte le parti del mondo e che attestano l’attuazione delle «per la corretta gestione e la prevenzione degli abusi». Non si può non riconoscere, spiega ancora il portavoce vaticano, «lo sforzo straordinario di prevenzione compiuto» e si deve «prendere atto che il numero delle accuse di abuso è sceso nell’ultimo anno di oltre il 30%, la maggior parte delle quali riguarda fatti di oltre trent’anni fa». Le misure di contrasto «si stanno manifestando efficaci», e questa «ci pare una notizia importante nel contesto dei recenti attacchi mediatici, che hanno provocato indubbiamente dei danni. Ma a un osservatore non superficiale non sfugge che l’autorità del Papa e l’impegno intenso e coerente della Congregazione per la Dottrina della Fede ne escono non indeboliti, ma confermati nel sostenere e orientare gli episcopati nel combattere ed estirpare la piaga degli abusi dovunque si manifesti».
Ieri il londinese The Times è intervenuto sul caso irlandese e ha scritto che la Santa Sede starebbe premendo per le dimissioni del primate, il cardinale arcivescovo di Armagh Sean Brady, che nelle scorse settimane ha ammesso di aver partecipato – quando era un giovane sacerdote, segretario part-time del vescovo di allora – a una riunione durante la quale venne chiesto a due vittime di abusi l’impegno a mantenere il segreto. Brady all’epoca non ricopriva incarichi di responsabilità, non fu lui a prendere decisioni. Al Giornale non risultano pressioni romane in questo senso.

È stato piuttosto lo stesso porporato a chiedere perdono e dire pubblicamente che rifletterà sul suo ruolo, lasciando intendere la possibilità di lasciare l’incarico.
Stamane Benedetto XVI celebrerà la messa delle Palme. Durante una delle intenzioni dei fedeli si pregherà «Per i giovani e per coloro che si adoperano per educarli e per proteggerli».

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