Gli scandalosi Usa di mister Saatchi

L’America di oggi si guarda nell’acqua dello stagno ma non casca dentro, come Narciso sedotto dalla propria immagine. Osserva invece i riflessi della deriva e del caos, increspa le acque con la sfida della provocazione ma non elabora i contenuti che in superficie, ricercando il sensazionale e scadendo nel banale. Quaranta artisti americani si misurano con l’attualità del dopo 9/11 con centocinquanta opere proposte dal grande collezionista e impresario abilissimo dell’arte contemporanea Charles Saatchi nella controversa rassegna «USA Today» appena aperta alla Royal Academy. È l’arte dei «nuovi talenti d’America - dichiara Saatchi - arte che è impossibile ignorare, che affronta i grandi temi del giorno, morte, sesso e politica».
La rassegna tuttavia aveva acceso polemiche e diviso i responsabili della Royal Academy ancora nelle prime fasi di preparazione, sia per il contenuto pornografico o esplicitamente sessuale che Saatchi non accennava a censurare, sia perché si contestava che il più celebrato collezionista inglese e il più anomalo, usasse il prestigio della Royal Academy per far crescere il valore commerciale delle sue collezioni. Ma da vent’anni, passando dal minimalismo alla scoperta e all’esaltazione dei giovani artisti britannici, la passione di questo ex magnate della pubblicità che vanta come modello il conte Panza di Biumo, è collezionare arte per esporla in rassegne che hanno trasformato la percezione dell’arte contemporanea in Inghilterra. I suoi progetti sono sempre vulcanici, come l’idea di affittare le sue opere a privati o società a prezzi che partono da un minimo di 10.000 euro l’anno, per finanziare la nuova galleria permanente che aprirà i battenti l’anno prossimo a Chelsea.
Alla Royal Academy metà del comitato organizzativo non aveva visto «USA Today» di buon occhio, contestando che «meno una decina di opere è irriverente e offensiva», e molte altre sono «pornografiche e decadenti», ma alla fine la rassegna è decollata. Nove anni dopo la famosa mostra «Sensation» che lanciava la Brit Art e affermava artisti come Damien Hirst e Tracey Emin non senza provocare disordini fra il pubblico e le dimissioni di alcuni membri dell’Academy, Saatchi volge ora lo sguardo all’America per scoprire i nuovi talenti d’oltreoceano, analizzare il dopo «11 settembre» ma anche il dopo Warhol.
E ritorna alla carica con opere caratteristiche del suo gusto - viscerali, caotiche, crude, imperniate sull’attualità - come la scultura di stracci di Lara Schnitger Voglio dei bambini il cui enorme fallo, spiega l’artista, non è un invito alla pedofilia ma un «simbolo di fertilità». O come la schiera di statuette sacre dotate di immensi falli in erezione nella composizione Medusa di Terence Koh. Fra le altre opere contestate, i dipinti di Gerald Davis, trentaduenne artista della Pennsylvania, che rivisitano le fantasie sessuali dell’infanzia «dalla prospettiva degli adulti - dice - la sessualità infantile è un argomento ancora tabù, ma ognuno elabora sull’immagine il proprio feticcio, non il contrario». Così davanti a Monica, delicato dipinto che sfiora il surrealismo in cui una ragazzina con un fiocco rosa alle calzine bianche si diletta facendo sesso orale con un’indistinta figura d’uomo.
Si discute dunque sul perché di questa mostra che comunque presenta opere politiche, di autocritica, come vorrebbero essere la grandi mappe dell’America con gli Stati capovolti per avere il Texas, patria di Bush, in primo piano, in alto, al confine col Messico, o un’altra con la grande scritta Beauty Free che si può intendere come terra in cui la bellezza è gratis o terra senza bellezza. Notevole il Love Poem di Adam Cvijanovic (del Massachusetts nonostante il nome), un affresco di 23 metri dipinto su una fibra arrotolabile, un’apocalittica visione a gravità zero della precarietà del quotidiano negli Sati Uniti. Non ultima per incisività la provocatoria C-Print Pyromaniac di Josephine Mackseper, seducente immagine di una donna con un fiammifero acceso fra le labbra, implicita denuncia di colpe ben peggiori di quella di fumare una sigaretta.
Fra tanti detrattori anche i difensori.

Norman Rosenthal, uomo di notevole cultura ed eminenza grigia della Royal Academy, definisce «USA Today» una mostra epocale, «che deve essere vista nell’ampio contesto dell’arte americana, opere eseguite dopo l’11 settembre che dibattono l’attualità globale».

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