Scarcerato alle 22.30, riarrestato alle 3

Piero Pizzillo

In procura «l’Ufficio esecuzione pena», diretto dal procuratore aggiunto Francesco Cozzi sta lavorando alacremente per lo sfollamento delle carceri, ma v’è qualcuno che non riesce a star lontano dalla prigione. Uno degli affezionati delle patrie galere è Giovanni Calassi, 45 anni, nato e residente a Taranto, alcolista nonchè pregiudicato, con una fedina penale certamente non invidiabile. Cosa ha combinato il «brav’uomo»?(si fa per dire, visto che ha diversi precedenti per reati contro il patrimonio, contravvenzioni al foglio di via e altro). Alle 22,30 ha varcato il portone del carcere di Marassi. Una volta riacquistata la libertà, non si allontana dalla zona di Brignole e a notte fonda, sono circa le tre, decide di dare l’assalto a un ristorante. Dopo essersi procurato una spranga tenta di sfondare la vetrina, ma per sua sfortuna, il primo colpo che sta mettendo a segno da uomo libero da qualche ora, fallisce miseramente. Scatta l’allarme. Gli agenti della Polfer entrano subito in azione, e poco dopo lo raggiungono e gli stringono le manette ai polsi. Sono le 3,30. Calassi ritorna mestamente in guardina e nella tarda mattinata di ieri viene portato a palazzo di giustizia e processato per direttissima con l’accusa di tentato furto. Il rito è breve. Il giudice Marco Panicucci lo condanna a 4 mesi di reclusione (pena patteggiata tra il difensore d’ufficio e il pubblico ministero Nerino Camilotto).
Da poche ore si era lasciato alle spalle la non confortante cella delle Case rosse di via Del Piano, dove gli agenti della penitenziaria lo hanno riportato dopo il verdetto. Due anni fa il pregiudicato aveva usufruito del cosiddetto «indultino» che gli era stato però revocato, anche per i diversi precedenti.
L’esodo dei detenuti dal carcere di Marassi è proseguito ieri. Settanta sono ritornati in libertà. All’ingresso le solite scene. Parenti in attesa, padri, madri, fratelli e sorelle, mogli anche con bambini in braccio, che quando qualcuno si appresta ad uscire, gridano: «è lui, è lui, è libero», e giù applausi. Anche gli avvocati sono al lavoro. Solo Mario Iavicoli ha in gestione 37 casi di indulto. Oggi altre scarcerazioni.
Frattanto, non mancano le iniziative politiche. Il capogruppo in Regione di An, Gianni Plinio, ha chiesto al questore Salvatore Presenti di fare identificare gli immigrati che grazie all’indulto stanno per uscire dal carcere e, quindi procedere con l’espulsione immediata di coloro che risulteranno clandestini, nonchè di potenziare i servizi di prevenzione e di controllo dal momento che molti dei detenuti rimessi in libertà a causa della stagione estiva e delle città deserte si troveranno nelle condizioni ottimali per commettere nuovi reati, come è il caso Calassi, tornato a Marassi, per tentato furto, dopo solo cinque ore dalla scarcerazione. «É necessario - ha detto Plinio - fronteggiare adeguatamente gli sconsiderati effetti dell’indulto e garantire la sicurezza dei cittadini.

Ancora una volta saranno le forze dell’ordine a dover sopperire, con il loro generoso impegno, alla scellerata superficialità del governo. Dei circa 500 detenuti che usciranno da Marassi e dalle altre carceri liguri almeno la metà è costituita da stranieri e la maggior parte non risulterebbe in regola con il permesso di soggiorno».

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