Schiaffo di Favia a Grillo L'Emilia eretica scuote il M5S

Croce e delizia. L'Emilia Romagna è la prima regione in cui il Movimento 5 Stelle ha raccolto consensi (vedi le elezioni comunali di Bologna), ma anche il primo contesto in cui Beppe Grillo ha dovuto fare i conti con le fronde e le critiche interne. Dall'espulso Valentino Tavolazzi alla non autorizzata, e duramente contestata, assemblea di Rimini, fino al famoso fuorionda di Giovanni Favia. Quello in cui il consigliere emiliano diceva che Grillo contava come il due a briscola e tutto il movimento è nella mani di Gianroberto Casaleggio. Un punto di vista condiviso da molti. Ma solo in forma privata. Perché le critiche non piacciono al capo supremo. Solo Favia, in quel chiacchierato fuorionda, aveva osato dirlo fuori dai denti. A due mesi di distanza la base dei grillini ha scelto di stare con Favia. Nei giorni scorsi, come ha raccontato il Corriere della Sera, si è svolta a Piacenza la prima delle assemblee semestrali in cui gli eletti si presentano per rendere conto del loro operato nelle istituzioni. Una specie di referrendum con un voto finale che conferma, oppure ritira, la fiducia della base. Ecco, Favia, il nemico di Grillo, il contestatore, ha stravinto. Un plebiscito. Settantotto voti favorevoli e tre contrari. La gente è con lui. E Grillo, di questo, deve tenerne conto. 1 a 0 per Favia. Ma Grillo si auto consola con un sondaggio pubblicato sul suo blog. Una rilevazione statistica secondo la quale Federico Pizzarotti, il primo cittadino di Parma, godrebbe della fiducia della maggiorparte dei suoi concittadini. Il 26.61 per cento dei parmigiani avrebbe completa fiducia nel sindaco e il 30 per cento abbastanza fiducia. Percentuali molto alte simili, sempre secondo lo stesso sondaggio, a quelle delsindaco di Verona Falvio Tosi.

Ma l'Emilia potrebbe riservare un'altra doccia fredda per Grillo. In queste ore un'altra assemblea regionale, questa volta a Bologna, si esprimerà sul caso di Federica Salsi, la grillina bacchetta per aver partecipato a Ballarò. Arriva il secondo schiaffo?