Il progetto si chiama «Synapse» e già dal nome sembra di essere entrati nel mondo della fantascienza in stile «Terminator». In realtà però si tratta di un acquisizione tecnica importantissima: Ibm, il colosso Usa dell'elettronica, ha annunciato in questi giorni di aver completato con successo la progettazione e i test su una nuova generazione di chip in grado di emulare le capacità del cervello umano. Il nuovo tipo di microprocessore è infatti progettato per simulare il funzionamento dei neuroni e delle le sinapsi che sono la base dell'intelligenza «a base carbonio» tipica degli esseri viventi. I nuovi Chip Ibm sono costituiti da silicio come i processori più tradizionali, eppure secondo i loro progettisti sono in grado di compiere azioni impossibili per gli attuali computer. Non si limitano a inanellare rapidissimamente sequenze di 1 e di 0.
Possono imparare dalle esperienze fatte, trovare correlazioni, formulare ipotesi e imparare dai risultati. Insomma sono capaci di programmarsi da soli, di creare reti aperte che rielaborano le informazioni in modo creativo.
E proprio questi dettagli hanno scatenato su internet un po' di panico. Insomma a più d'uno è tornato alla memoria HAL9000 il computer di «2001: Odissea dello spazio», oppure i «Cylon» cattivi (creature a metà tra il meccanico e l'organico) di «Battlestar Galactica» o i Cyborg della serie Terminator, appunto. E in effetti la fantasia non corre solo tra i soliti catastrofisti della rete. Gli stessi scienziati dell'Ibm hanno spiegato che tra i progetti c'è la costruzione di un robot umanoide intelligente con 100 miliardi di neuroni, tanti quante sono le cellule-base del nostro cervello. Se a questo si aggiunge che la ricerca non si avvale solo di sei importanti Università statunitensi ma e co-finanziata dal Darpa (la sezione scientifica del Pentagono) davvero possono venire in mente scenari con robot soldato dotati di super forza e super intelligenza.
Per fortuna la maggior parte degli esperti di robotica, confermano che il vero limite per la creazione di robot autosufficienti per adesso non è dato solo dalla loro intelligenza. Ma da limiti più banali, come le batterie. Anche con gli ioni di litio spesso hanno delle autonomie veramente limitate. Insomma, catastrofe rimandata magari le macchine stanno per diventare intelligenti come noi ma gli si scaricheranno lo stesso le pile. Al di là degli scherzi però (metti che qualcuno metta un computer «intelligente» su un sommergibile atomico) la riflessione sul rapporto uomo macchina inizia davvero a diventare un tema di attualità e non ci si può più accontentare delle tre leggi della robotica di Asimov. Sono una bella garanzia in un romanzo ma nella realtà forse serve qualcosa di più.
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