Perché le galassie sono blu? Merito dei "super venti": ecco la risposta della Scienza

Un ricercatore italiano e il suo team avrebbero scoperto il motivo per cui le galassie più grandi appaiono di colore blu e non rosso: ecco quale

Perché le galassie sono blu? Merito dei "super venti": ecco la risposta della Scienza
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Era un cruccio di molti scienziati e astronomi ma adesso la risposta l'ha fornita il prof. Andrea Ferrara, cosmologo dell'Università di Pisa: perché le galassie più grandi ed enormi appaiono di colore blu invece del colore rosso di cui ci si aspetterebbe dovuto alla produzione di minuscoli grani di polvere che assorbono la luce blu lasciando passare quella rossa?

Il ruolo dei venti galattici

La ricerca di Ferrara e del suo team è stata pubblicata sulla rivista mensile Monthly Notices of the Royal Astronomical Society con la seguente spiegazione: la polvere che le stelle hanno creato sarebbe spazzata via da potentissimi venti emanati dalle stelle stesse. Ferrara ha parlato della "pressione di radiazione" dove la luce emessa dalle stelle ha la capacità di imprimere una forza "che accelera la polvere ed il gas circostante spazzandoli fuori dalla galassia". In questo modo, quindi, i detriti stellari che agli occhi dei telescopi dovrebbero apparire rossi a causa della cortina di fumo sarebbero "puliti" da questo "vento cosmico" emanando nell'universo quella che noi vediamo come luce di colore blu.

Le implicazioni della scoperta

"I dati che Webb ci sta mandando sono di una qualità incredibile e ci permettono di comprendere come l'Universo si sia evoluto nelle sue fasi iniziali, quando tutto ciò che vediamo oggi doveva ancora formarsi" ha commentato Ferrara all'AdnKronos. "Se la nostra spiegazione della colorazione blu delle galassie fotografate fosse corretta la presenza di venti di altissima velocità (un milione di km all'ora!) avrebbe implicazioni notevoli per la visibilità di questi oggetti così lontani, al tempo stesso determinando le loro proprietà fisiche e il loro tasso di formazione stellare".

Il telescopio Webb sta man mano cambiando la conoscenza dell'astronomia, di pianeti, lune e galassie a causa della sua potenza rispetto ai mezzi esistenti in passato al punto che alcuni scienziati ritengono che i nuovi dati raccolti potrebbero portare addirittura a rivedere il modello cosmologico standard del Big Bang. Lo studio di Ferrara e del suo team, in ogni caso, ha fornito una risposta che fino ad oggi non c'era stata: merito della capacità degli scienziati e della tecnologia degli strumenti oggi disponibili.

Come abbiamo visto sul Giornale.it, il 2023 è iniziato con il piede giusto quanto a scoperte e

"segnali" dall'Universo come quello catturato dal telescopio piazzato in India, il Giant Metrewave Radio (uGMRT), in grado di captare un segnale lontano 8,8 miliardi di anni luce, il più distante mai rilevato sulla Terra.

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