Guido Tonelli, fisico del Cern, dove guida il team di ricerca Cms (cioè gli scienziati che, con i colleghi di Atlas, hanno contribuito alla scoperta del bosone di Higgs), professore all'Università di Pisa, da anni ci racconta l'universo che indaga, in libri bellissimi come Genesi, Tempo e il recente Quando si accesero le stelle (Feltrinelli Kids). Accoglie la notizia arrivata dagli Usa sull'energia ottenuta da fusione nucleare «senza trionfalismo eccessivo né scetticismo pessimistico».
Professor Tonelli, di che si tratta?
"La fusione nucleare è il meccanismo con cui funziona il Sole: quando due nuclei atomici si fondono, si produce un eccesso di energia, in forma di calore. È un'energia che imita quella prodotta nel cuore delle stelle".
Infinita e pulita?
"È una sorgente virtualmente infinita di energia perché appunto, fondendo atomi leggeri, se ne produce uno più pesante; però questo nucleo usa meno energia e, quindi, quella in eccesso viene liberata come calore. Ed è meno inquinante dei reattori a fissione perché ricorre meno a prodotti nocivi, evitando il problema delle scorie radioattive".
Una svolta insomma?
"In linea di principio, un sistema meraviglioso per produrre energia. Sul quale c'è una grande corsa fra Europa e Stati Uniti, che sono in competizione: in Europa c'è il progetto Iter, al quale collaborano anche i russi. Il che spiega una certa corsa, da parte degli Usa, a essere i primi a sviluppare questa tecnologia".
Quali sono le difficoltà?
"Devi riscaldare la materia al punto di forzare due nuclei di idrogeno, che si respingono, a inglobarsi in un unico nucleo di elio: per questo, servono temperature di cento milioni di gradi, come quelle del Sole".
È costoso?
"È tecnicamente difficile, e molto costoso. Il problema è che, quando scaldi un gas, esso si espande e quindi si raffredda; quindi devi tenerlo confinato. I problemi grossi sono tre: primo, le temperature elevate, che si ottengono con laser focalizzati molto potenti; secondo, dei campi magnetici immensi per non far espandere i gas; terzo, l'energia per alimentare i laser e i campi. Infine, devi essere sicuro che l'energia spesa sia inferiore a quella prodotta".
Che è quanto annunciato ieri.
"Sì. Però attenzione: si è raggiunta per una frazione di secondo e la quantità prodotta è minima... La sfida è sviluppare una tecnologia che ci porti ad avere una condizione stabile. Siamo ben lontani da pensare di costruire una centrale, però è un passo avanti: abbiamo capito come produrre una fusione stabile. Quando conosceremo i dettagli capiremo meglio come e quanto possa essere significativo per una produzione su larga scala".
Una previsione?
"Quando ero all'Università sentivo dire dagli esperti: fra trent' anni avremo i primi reattori nucleari a fusione... Erano gli anni Settanta... Direi non prima del 2050".
Quindi?
"Quindi è una tecnologia che vale la pena investigare, il risultato è importante e può essere una pietra miliare per la produzione su vasta scala, ma eviterei trionfalismi eccessivi: siamo lontani da aver risolto tutti i problemi per la costruzione di impianti e certo non può essere una soluzione alla attuale crisi energetica".
Al Cern che cosa fate intanto?
"Andiamo avanti. Produciamo migliaia di bosoni di Higgs e, grazie a misure di precisione impensabili in passato, cerchiamo di capirne le caratteristiche e di scovare eventuali anomalie rispetto alla teoria, il Modello Standard. Lo guardiamo 'al microscopio', nei minimi dettagli".
E se trovaste anomalie?
"È proprio quello che cerchiamo: se fosse così, vorrebbe dire che ci sono altre particelle, sconosciute, con cui il bosone di Higgs interagisce. E, se succedesse, forse sarebbe una scoperta ancora più importante di quella del bosone...
E dal punto di vista tecnologico?
"Si discute sulla costruzione del successore di Lhc: Fcc, "Collider circolare del futuro", un tunnel di 90 km anziché 27, per esplorare un campo di energia più vasto. Un'impresa ulteriore, un testimone da lasciare ai fisici della prossima generazione".
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