Scorta alla Santanchè minacciata dall’imam

Scontro sul velo in diretta tv. In un Paese islamico quella «fatwa» equivale a una condanna a morte

Paolo Bracalini

da Milano

«Ogni persona ragionevole sa che il velo per gran parte degli estremisti islamici è un simbolo di lotta politica. La Santanchè ha subìto una condanna in diretta televisiva per aver sostenuto questa tesi. Ora lo Stato assuma provvedimenti, la nostra timidezza sta consegnando la comunità islamica nelle mani degli estremisti». Il leader dell’Udc Pier Ferdinando Casini esprime senza mezzi termini la sua solidarietà alla deputata di An, aggredita in diretta a «Controcorrente» - il programma di approfondimento su SkyTg24 condotto dall’ex santoriano Corrado Formigli - dall’imam (autoproclamato) della moschea di Segrate Abu Shwaima. Il tema della puntata era il velo per le donne musulmane. Ma il dibattito in pochi minuti si è scaldato, fino agli insulti. Il motivo? La Santanchè ha osato sostenere, davanti al membro dell’Ucoii, che «il velo non è un simbolo religioso, non è prescritto nel Corano». La reazione dell’imam è stata immediata e violenta: «Lei è un’ignorante, non permetto a degli ignoranti di parlare di Islam. Lei è falsa, semina l’odio, è un’infedele». Accuse che, in un Paese islamico, giustificherebbero la condanna a morte per la deputata di Alleanza nazionale. Abu Shwaima del resto non è nuovo a dichiarazioni di questo tenore. In una recente intervista a Tempi ha sostenuto che tra dieci anni «l’Islam sarà nel cuore degli italiani», e che «l’Islam è il bene, per questo dominerà il mondo».
Alleanza nazionale fa quadrato attorno alla sua parlamentare, «finita ancora una volta nel mirino degli oltranzisti islamici - dice il capogruppo alla Camera Ignazio La Russa - solo perché da anni si batte per un Islam moderato e per la dignità delle donne musulmane». Per il portavoce del partito Andrea Ronchi l’episodio è la conferma di vecchi timori: «Da tempo sosteniamo che bisogna isolare politicamente e culturalmente tutti i fanatici, gli intolleranti e gli integralisti che cercano di alimentare lo scontro di civiltà». Maurizio Gasparri invece passa all’attacco: «Personaggi come questo cosiddetto imam dovrebbero essere allontanati dal nostro Paese dopo essere stati rinchiusi in carcere». E una netta condanna dell’aggressione arriva anche dal presidente della Camera Bertinotti, che auspica un atteggiamento «che valorizzi ciascuno nella propria cultura e ognuno nella cultura di tutti».
Solidarietà trasversale anche dalle colleghe, dal ministro Pollastrini («Voglio che il signor Shwaima sappia che nel nostro Paese non sono accettabili minacce, intimidazioni, condanne»), alla vicepresidente della Regione Lombardia Viviana Beccalossi («bisogna rispettare le regole della comunità in cui si decide di vivere») alla coordinatrice lombarda di Forza Italia Maria Stella Gelmini: «È un fatto gravissimo, che dimostra quanto sia necessario far chiarezza sulla posizione delle moschee nel nostro Paese che, per come si pongono verso gli italiani, non aiutano di certo l’integrazione». E l’ex Guardasigilli Roberto Castelli (Lega) annuncia: «La settimana prossima presenterò un ddl che prevede la reclusione per chi minaccia».
Il prefetto di Milano dovrebbe disporre nelle prossime ore una scorta o altre misure di sicurezza personali per Daniela Santanchè. Intanto la domenica non è servita a calmare gli animi. Ospite di Domenica in la deputata di An ha ribadito la sua posizione, sostenendo che il velo «non è mai un simbolo di libertà». Parole considerate «riduttive, eccessive, fuori luogo» dalle associazioni musulmane in Italia. Critico Mario Scialoja, ex presidente della Lega musulmana mondiale: «Le donne musulmane sono perfettamente libere di portare o non portare il velo sui capelli e le donne devono essere libere di portarlo o no». Si dissocia anche il presidente della Comunità religiosa islamica (Coreis), Yahya Pallavicini: «Si tratta di interpretazioni che esasperano sia la legge che il concetto di libertà».

Di tono molto differente invece Souad Sbai, presidente delle donne marocchine in Italia: «Il velo favorisce l’esclusione e nasconde storie di donne senza diritti, sottomette la donna, e va contro le politiche di integrazione che faticosamente cerchiamo di attuare ogni giorno».

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