Anna Astrella
da Roma
Azione comune del Viminale e di viale Trastevere per affrontare il problema delle scuole coraniche. Il primo passo è la creazione di un tavolo tecnico che coinvolge il ministero dellInterno e quello dellIstruzione con il compito di organizzare unapprofondita ricognizione sugli istituti privi di riconoscimento legale.
Giuseppe Pisanu e Letizia Moratti, già in un primo incontro, si sono trovati concordi nel sostenere che laccertamento avvenga in tempi strettissimi così da poter passare, dopo la verifica, a individuare e adottare le misure più appropriate, ciascuno nel proprio ambito di competenza.
Intanto il ministro dellIstruzione si schiera al fianco del responsabile del Viminale, sottolineando che la scuola deve, in ogni caso, essere fonte di aggregazione e che integrazione è la parola dordine per quanto riguarda listruzione dei bambini islamici. Entrambi, insomma, concordano sul fatto che questi allievi frequentino le aule statali e non vengano ghettizzati negli istituti coranici.
«Sono contraria - esordisce, infatti, la Moratti - a soluzioni che isolino gli alunni islamici, perché questo significa negare la possibilità di unintegrazione piena. Significa impedire loro la possibilità di socializzare con i coetanei italiani e di altri Paesi, di relazionarsi con le persone con le quali vivono. Sono invece favorevole - aggiunge il ministro - allinserimento degli alunni islamici nelle scuole pubbliche, perché soltanto così si garantisce il pieno rispetto dellidentità culturale propria e altrui. La scuola è il luogo privilegiato di incontro e di dialogo tra le diverse culture non soltanto per i bambini, ma anche per le famiglie. Nella scuola si costruisce tutti insieme, giorno per giorno, quella cultura del rispetto reciproco che è alla base della convivenza civile».
Per combattere la ghettizzazione delle madrasse coraniche e in virtù dellintegrazione tra gli alunni di religioni differenti la Moratti ricorda anche la sua battaglia dello scorso anno contro la proposta di classi separate per bambini islamici.
E da Newcastle, in Gran Bretagna, dove ha partecipato ai lavori del Consiglio informale dei ministri della Giustizia e degli Interni Ue, interviene nella querelle sulle scuole coraniche anche Franco Frattini che condivide la strategia dellintegrazione sostenuta da Pisanu e dalla Moratti. Il vicepresidente della Commissione europea, infatti, insiste sulla necessità di «unintegrazione consapevole, basata sulla condivisione di un sistema di valori». Riguardo allesistenza degli istituti islamici, poi, Frattini si dichiara possibilista ma con i dovuti paletti. «Le scuole coraniche - spiega - possono esserci a condizione che rispettino le linee guida delleducazione, delleducazione civica e della storia del Paese dove si trovano.
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