È un budget da 134 pagine e 3600 miliardi di dollari quello che Barack Obama ha presentato ieri agli Stati Uniti. «Voglio essere onesto e offrire chiarezza su come viene speso ogni dollaro dei contribuenti. E questo documento da conto di dove siamo e dove intendiamo andare». E la bozza di «Finanziaria» per il 2010, che sarà ampliata e completata a cavallo fra marzo e aprile, lo mostra con chiarezza. Washington va verso un deficit da 1.750 miliardi di dollari, pari al 12,3% del Pil, il più alto dal 1942, in piena seconda guerra mondiale. E va verso quelli che Obama ha chiamato dei «sacrifici» per i cittadini più ricchi, che vedranno le tasse salire nei prossimi anni. Va verso anche una speranza: che questo grande mix di spese, tagli, risparmi e aumenti di tasse faccia ripartire l'economia statunitense, e serva ad abbattere il deficit entro il 2013, riportandolo a 533 miliardi di dollari.
«Abbiamo già trovato, in questi primi 30 giorni di presidenza, 2mila miliardi di soldi spesi male che possono essere tagliati o dirottati altrove. Per esempio - ha chiosato cercando di rassicurare gli elettori - nel sistema educazionale ci sono diversi programmi che si occupano dello stesso obiettivo: queste spese vanno assolutamente razionalizzate». Chi di certo non si è sentito rassicurato sono coloro che guadagnano più di 200mila dollari l'anno: nel mirino di Obama ci sono gli sgravi fiscali che erano stati concessi loro da Bush e che inizialmente anche l'ex senatore dell'Illinois non avrebbe voluto toccare. A partire dal 2011, invece, per i contribuenti oltre questa soglia, la pressione fiscale aumenterà dal 33 al 35% per i single che guadagnano più di 200mila dollari; dal 36 al 39,6% per le famiglie che ne dichiarano più di 250mila. Anche la tassa sui patrimoni, che avrebbe dovuto essere abolita il prossimo anno, sarà mantenuta fino a nuovo ordine: sopra i 3 milioni (7 per le coppie), l'aliquota resterà al 45%. Nei prossimi 10 anni, in totale, i provvedimenti sulle casse dovrebbero generare da soli 656 miliardi di dollari di nuove entrate. Che andranno a garantire «una maggior equità sociale» a prezzo di qualche sacrificio. «Dovremmo rinunciare a delle cose che ci piacciono ma non ci possiamo più permettere», si è rammaricato il Presidente Usa.
In cambio, però, sembra intenzionato a mantenere la promessa di estendere la copertura sanitaria anche a quei 46 milioni di statunitensi che ne sono ancora privi e a quei 7 milioni che, avendo perso il lavoro, rischiano di non potersi più permettere un'assicurazione sanitaria. Per loro è già stato previsto un provvedimento ad hoc che, per un anno, abbatterà circa i due terzi della spesa. Per gli altri, invece, Obama prevede di accantonare un fondo da 646 miliardi in 10 anni che servirà a finanziare l'estensione della copertura sanitaria. A dover fare dei sacrifici saranno anche gli agricoltori, che vedranno una netta diminuzione dei sussidi. Una mossa con cui la Casa Bianca punta a un doppio obiettivo: risparmiare le spese e avvicinarsi al completamento del Doha Round in sede del Wto, l'Organizzazione mondiale per il commercio. Ma sarà battaglia: la misura consentirebbe risparmi per 9,8 miliardi in 10 anni, ma difficilmente passerà indenne dal Congresso. Molto ambiziosa è anche la cosiddetta cap and trade rule, la norma con cui le aziende dovranno comprare il permesso di sforare le quote di emissione di gas inquinanti: parte dei proventi saranno convertiti in incentivi per tecnologie verdi.
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