Se la destra scivola sull’eccesso di femminismo

Troppe donne in lista, camicette nere escluse: respinto il ricorso di Forza Nuova nel Lazio. Tra i candidati quattro donne e tre uomini, non rispettata la «parità fra i sessi». È il paradosso della burocrazia: il machismo fatto fuori dai tacchi a spillo

Hanno rischiato di diventare camicette nere. E poi ancora, peggio, sono stati fatti fuori (politicamente) per colpa loro. Delle fimmine. Troppe fimmine. Quelle omaggiate da Pietrangelo Buttafuoco, quelle che l’8 marzo sono state accolte al Quirinale dal presidente Napolitano, quelle che votano solo dal 1946, quelle che adesso vogliono la baby sitter per poter andare a lavorare e che a lavorare ci vanno pure guidando la macchina, quelle che, quando la storia le lascia a briglie sciolte, combinano sempre qualche casino. E stavolta ne hanno combinato uno grosso.
Nel Lazio, i duri e puri di Forza Nuova - i rappresentanti del priapismo elettorale nell’immaginario collettivo - scalzati dalle liste per eccesso di tacchi e calzamaglia. Sesso debole, forza nove. È andata così: se la sarebbero giocate quattro a tre, c’era, incredibilmente, una sproporzione al contrario ed era, incredibilmente, all’interno delle liste di Forza Nuova. Quattro candidate donne e tre candidati uomini oltre al capolista Roberto Fiore che però, in realtà, non poteva essere conteggiato in quanto capolista appunto. Quindi il cinquanta e cinquanta previsto dal «bilanciamento sessuale» non era stato rispettato. Fiore fuori per colpa delle signore. «La forza sta nel numero», ma i conti non tornano.
Praticamente la nemesi storica. I machi respinti per esubero di quote rosa. Vuote rosa, a dire il vero visto che ora se ne staranno a casa tutti e otto. La destra radicale, che le donne le ha sempre tenute in un perenne bilico tra segregazione e mobilitazione. Vai a essere lasco con certa gente... Una «papina» in piena faccia. A casa a far la calzetta bisognava lasciarle quelle lì, le donne. Incontinenti emotive, uteroguidate, fantasiosamente disorganizzate. Vatti a fidare. Tutto perso per troppo buon cuore. Proprio a loro, i maschi della democrazia simbolicamente menati con un piumino per la polvere, con un mestolo da minestrone. Che poi è proprio dal minestrone di cavilli, regole, quote e bilancini della politica che non sono riusciti a uscire.
A nulla è servito il ricorso al Tar che Fiore ha presentato in un disperato tentativo di salvarsi dal suo paradosso personale. La sentenza ha decretato: «I provvedimenti impugnati hanno escluso che il candidato alla presidenza della Regione, ancorché capolista della lista regionale, possa essere computato ai fini del meccanismo della paritaria rappresentanza dei sessi».
Maledetto il giorno che per imporsi nella storia sono andati a prendersi il consenso di quelle carognette voltagabbana a cui controllavano cipria, belletti, calze con la riga e a cui un giorno, complice la Chiesa, han fatto pure abbandonare i pantaloni. Tanto per far capire come stavano le cose e chi comandava in casa. Guardale qui, novant’anni dopo, a superarli da destra e a farli deragliare dalle liste elettorali. Anche con tutto l’amor che li conDuce, questo è davvero troppo. Mannaggia a loro, a Elisa Savoia, a tutta Monza. Era sempre marzo, dannata ironia, ma era il 1920. Il primo fascio femminile. E adesso il primo sfascio femminile. Dannazione a loro, ai fiori gialli che sono anche un po’ maleodoranti, al Sessantotto, a Yoko Ono, a quell’altra sciroccata secca come un gamberetto e alla sua minigonna, al Wonderbra di nuova generazione, ai maschi che non le hanno lasciate al posto loro.
Però una cosa va detta a difesa di questa disfatta. In un’epoca in cui per l’otto marzo, Lilli Gruber ha ospitato al suo Otto e mezzo la trans turca più richiesta in Italia, Efe Bal, Fiore che si fa scalzare per eccesso di donne (nate e rimaste tali) è in realtà un atto di sano conservatorismo. Quasi un gesto di eroico machismo. Per quanto involontario. Tutto sta in come, adesso, gestirà la debacle. Speriamo non si comporti come un marito medio in una bega media di una famiglia media.

Musi lunghi, quattro poltrone rinfacciate in eterno, silenzi in sede, sciopero delle prestazioni (politiche).
Sparuti (per numero) maschi di Forza Nuova, alle vostre colleghe di partito, che siete stati fatti fuori, ditelo senza recriminazioni. Ditelo coi Fiore. È l’unico modo per uscirsene in piedi.

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