Se l'arte si rinchiude in psichiatria

Spostare l'arte dal centro alle periferie e investire positivamente un luogo, l'ospedale psichiatrico, sul quale grava un pregiudizio sociale e culturale. É questo l'obiettivo di «Acrobazie», il progetto di Unicredit & Art al Centro Fatebenefratelli di San Colombano al Lambro, giunto al suo quinto anno. Protagonista dell'edizione 2009 che punta creare un cortocircuito fra il sistema dell'arte ufficiale e quello dell'Art Brut, Flavio Favelli. Favelli prosegue il dialogo avviato tra i giovani artisti Sandrine Nicoletta, Marcello Maloberti, Sara Rossi, Francesco Simeti e gli artisti dell'Atelier di Pittura Adriano e Michele (tel. 0371/207225, www.atelieradrianoemichele.it) ospitato all'interno del Centro di Riabilitazione Psichiatrica del Fatebenefratelli di San Colombano. In occasione di workshop all'interno dell'Atelier, gli artisti invitati propongono un tema affine alla loro ricerca da condividere con i pazienti per arrivare all'allestimento di una mostra, che, appunto, prende il via domenica alle 17 fino al 20 dicembre (lunedì - venerdì, h 9 - 16, su richiesta il fine settimana. Viale San Giovanni di Dio 54, San Colombano al Lambro).
Per l'occasione Favelli ha realizzato un'opera permanente, appositamente pensata per gli spazi di San Colombano, dal titolo «Studiolo da esposizione», una sorta di gabinetto rinascimentale che, rivestendo l'intera superficie del Centro con pavimento e pareti lignee, ospita le installazioni e i disegni di Flavio Favelli e degli autori dell'Atelier, in cui si intrecciano arte, arredo, design e moda.
La mostra è il risultato del laboratorio tenuto da Favelli, da marzo a fine giugno scorso sul marchio: a ogni artista è stato chiesto di lavorare su un tema che ha rielaborato e rivisitato secondo il proprio modo di sentire. Il risultato? Lo stesso oggetto, lo stesso marchio, che tutti conosciamo, risorge a nuova vita, sotto un'altra luce e in un'altra ottica, in una nuova interpretazione. Riflettendo sulla dialettica tra marchio ed etichetta, riconoscimento e anonimato, serialità e fatto a mano in una metafora continua della condizione dei pazienti psichiatrici.

Un tema che si arricchisce di nuovi significati se applicato alla malattia mentale che tende a «marchiare» i pazienti, portatori di valori negativi e sino in tempi recenti privati anche della propria identità. L'artista ha sottoposto agli autori dell'Atelier tutti gli elementi che compongono e costituiscono il marchio.

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