Se Veltroni tenta lo scippo della Bit

Questa edizione della Bit, Borsa internazionale del turismo, finalmente nei padiglioni del nuovo quartiere Fieristico di Rho-Pero, ha segnato la svolta. Lo hanno detto tutti: dopo molti anni di arretramento, l'industria turistica vive una fase di rilancio, avendo puntato sul turismo culturale e di qualità e non solo su quello «balneare». Anche la Bit, di conseguenza, cresce e guadagna posizioni fra i grandi eventi fieristici. Un boccone sempre più appetitoso, dunque. Tanto che qualcuno ora tenta il colpaccio: una manifestazione concorrente, a Roma. Credo proprio che Expo Cts, l'azienda del Gruppo Fiera Milano che organizza la Bit, non debba preoccuparsene: l'evento romano parte poche settimane dopo la Bit e chi ha voglia di farsi due fiere a meno di un mese di distanza? D'altra parte, se Bit è abbastanza forte per non temere outsider, in questi casi è sempre consigliabile non sottovalutare alcun competitore. Anzi, ben venga la concorrenza. E vinca il migliore.
Il fatto, però, è che quando è Milano a fare, altrettanto legittimamente, concorrenza a eventi consolidati altrove, si scatena un putiferio, perfino con minacce di ricorsi alla magistratura e di cause per danni. Qualcosa del genere è successo, ad esempio, per manifestazioni dedicate all'alimentazione e al vino. Reazioni di fronte alle quali spesso la risposta milanese è timida. Roma, invece, può tranquillamente fare la sua piccola Bit contro Milano oppure la sua Festa del Cinema contro Venezia. Tutto è dovuto alla capitale veltroniana ma guai se a comportarsi così e Milano.

Il risultato di tali comportamenti, di questo autolesionistico senso della concorrenza è che spesso a prevalere sono infine gli stranieri. Come nel Rinascimento, per le lotte fra le signorie italiane: arrivarono francesi e spagnoli. E non da turisti.

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