È senza una mano e si dà alle rapine: «Non c’è lavoro per me»

«Ho dovuto fare il rapinatore per necessità» ha confessato candidamente ai carabinieri al momento dell’arresto, spiegando anche che stava per colpire ancora. «Come faccio a vivere? – ha aggiunto -. Di questi tempi non trovano un posto le persone sane, figuriamoci se lo danno a chi gli manca una mano ed è già stato in galera». In effetti, per S. P. di 39 anni beneficiario dell’indulto e scarcerato nell’agosto del 2008, mettere insieme il pranzo con la cena - che in carcere gli veniva comunque garantita - negli ultimi mesi non deve essere stato facile. Così, nonostante la mutilazione alla mano destra, priva della dita, ha pensato di fare il rapinatore seriale. Quanti colpi abbia messo a segno, da quando lasciata la cella ha dovuto affrontare la sopravvivenza non è stato ancora accertato; due sicuramente nell’ultimo mese, entrambi a Rho. Il primo a metà mese, quando pochi minuti prima della chiusura, entra nel supermercato Coop, di via Lainate. Alle casse c’è poca gente, così con discrezione si avvicina a quella con la sola commessa, e dopo aver estratto un taglierino, intima alla dipendente di consegnare l’incasso.
Una delusione: poco meno di 700 euro che arraffa con la mano monca, e scappa prima dell'arrivo dei carabinieri. I soldi rapinati gli consentono di tirare avanti non più di una settimana; così il 23 si rimette in pista per un nuovo colpo, questa volta ai danni del Bazar di corso Europa, piccolo negozio di abbigliamento. Stesso copione, risultato peggiore: questa volta dalla cassa riesce a portar via soltanto 400 euro. Per minacciare le cassiere senza seminare terrore usava un piccolo taglierino che impugnava con la mano sinistra, visto che l’altra era fuori uso. Ed è stata proprio la menomazione rimasta impressa nelle memoria delle vittime delle rapine a concorrere a farlo tornare in carcere. Il particolare identikit, insieme alle foto segnaletiche mostrate alle commesse, hanno messo i carabinieri sulle sue tracce e qualche giorno fa lo hanno fermato, con in tasca la sua «arma». Ha ammesso senza nascondersi di essere l'autore dei due colpi consumati.

Non solo: ha anche aggiunto che si stava preparando per compierne un terzo. Ma era indeciso se colpire ancora un supermercato magari più grande e frequentato di quello visitato in precedenza, oppure fare irruzione in una banca del centro storico, sperando in un bottino più ricco.

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