Staziona stabilmente nella classifica delle serie più viste di Netflix dal suo debutto il 27 gennaio scorso. E non a caso. Lockwood & Co., ultima fatica della piattaforma di streaming nel genere young adult, tra i più in voga tra gli spettatori, è una piacevole sorpresa. La serie, infatti, nonostante rispetti alla perfezione i requisiti del famigerato algoritmo, non scivola nella freddezza o nella banalità ma anzi sorprende per il calore e la capacità di intrattenere per tutti gli otto episodi che compongono la prima stagione. Lo show è un mix riuscito di horror, drammi adolescenziali, umorismo e un pizzico di romance con un grande potenziale per diventare un successo a lungo termine di Netflix. I meriti sono diversi.
Iniziamo dalla trama vincente. La serie, appunto uno young adult in chiave soprannaturale, è basata sui popolari libri di Jonathan Stroud: in una Londra alternativa, infestata da fantasmi dotati del potere di uccidere gli esseri umani con il solo tocco, una serie di agenzie ormai ben strutturate si occupano di cacciare gli spiriti. Ma se le società sono gestite dagli adulti, ad affrontare materialmente i fantasmi sono gli adolescenti. Il motivo è semplice: sono solo i ragazzi a poter percepire le presenze ultraterrene, ognuno con diversi gradi di precisione e specializzazione. E tra i colossi della lotta ai fantasmi, in forte competizione tra di loro, la storia segue la piccola agenzia Lockwood & Co, fondata dal carismatico Anthony Lockwood (Cameron Champion) con l'aiuto del "nerd" George Karim (Ali Hadji-Heshmati). Qui approda la protagonista Lucy Carlyle, talentuosa acchiappafantasmi interpretata magistralmente dall'attrice britannica Ruby Stokes, già parte della cavalleria di Netflix come sesta figlia della famiglia Bridgerton.
A rendere giustizia al materiale di partenza è poi Joe Cornish, a cui Complete Fiction - evidentemente memore del successo avuto nel 2011 grazie all'autore con Attack the Block, sensazionale teen horror in salsa fantascientifica - ha affidato la produzione esecutiva, la sceneggiatura e la regia della serie. L'atmosfera che Cornish è riuscito a ricreare sullo schermo è più che azzeccata: gli amanti dei libri apprezzeranno il fatto che le location reali corrispondono ai luoghi descritti nei primi due romanzi e anche chi non li ha letti può ammirare come la produzione abbia trasformato luoghi familiari della capitale britannica in località spettrali e inquietanti. A dare il tocco in più è poi l'ambientazione ferma agli anni '80/'90, restituita perfettamente anche grazie all'accompagnamento musicale. Fin dai primi episodi la colonna sonora attinge alle sonorità dark del decennio: The Cure, Bauhaus, Siouxsie and the Banshees, che ben si sposano con le storie spettrali dello show.
Anche la costruzione del racconto funziona, come è indovinata la scelta del cast, che riesce a mettere in scena insicurezze e tormenti di adolescenti alle prese con qualcosa di più grande di loro. Efficace anche l'espediente adottato per introdurre gli spettatori nel ricco mondo spettrale ideato da Stroud, così coinvolgente che potrebbe sostenere la narrazione di svariate stagioni.
Lo "spiegone" è delegato ai titoli di testa, che affiancano agli opening credits pochi efficaci titoli di giornale che descrivono origine ed evoluzione del "problema", ossia l'invasione di fantasmi che da alcuni anni tormenta la vita dei protagonisti e di tutti gli altri. Occhio, quindi, a non saltare la sigla iniziale.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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