La serrata è un danno per tutti

Ce lo ripetiamo da anni: ad agosto la città non si spopola più, neppure a Ferragosto. Il fenomeno è vecchio, iniziato verso la fine degli anni '70, col declino dell'industria e la crescita del terziario. Ci ripetiamo che ormai la gente non va in vacanza (quella che ci va) tutta e solo in agosto. E ripetendocelo attacchiamo con i soliti lamenti sulle panetterie chiuse e gli anziani soli: litanie in gran parte ingiustificate giacché i supermercati funzionano come a febbraio e l'assistenza pubblica pure. Quello che è inaccettabile, semmai, è che la seconda città turistica d'Italia - quasi 9 milioni di visitatori all'anno, più di Firenze e Venezia -, la metropoli dello shopping internazionale, degli affari, delle relazioni e degli scambi ad agosto si faccia trovare non spopolata ma abbandonata: chiuse le vie della moda, spente le belle vetrine del centro, niente ristoranti, cinema e teatri, diradati i servizi. A Milano c'è più gente di quanta se ne veda ma resta in casa perché è inutile uscire. Verrebbero più turisti anche in agosto se trovassero accoglienza e servizi. È il momento, dunque, di tentare una nuova organizzazione dei tempi della città anche nell'arco dell'anno, così come si cerca di fare nella giornata lavorativa per razionalizzare i flussi del traffico. È il momento di prendere atto che non è solo sbagliato ma anche economicamente dannoso continuare a considerare agosto «chiuso per ferie»; che distribuire nell'arco dell'anno i periodi di ferie fa anche bene alla città e alla produzione oltre che alla salute. Il sindaco Moratti sembra abbia voglia di tentare qualcosa del genere.

Forse bisognerebbe pensare a un'operazione di grande respiro, che coinvolga le categorie economiche e le parti sociali, magari cominciando con una conferenza. Per arrivare, col consenso e la collaborazione di tutti, ad offrire anche in agosto una Milano aperta per ferie.

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