Sette fratelli pieni di «fuego»

H anno tutti e sette nomi biblici e ognuno di loro la medesima passione: il flamenco moderno. Eccoli Elias, Judah, Joshua, Cristo, Israel, Aaron e Josue Vivancos, i sette fratelli spagnoli della danza, che si esibiranno al Teatro Smeraldo in uno show pirotecnico intitolato proprio 7 Hermanos, (dal 20 aprile al 2 maggio), tappa di una tournée che da tre anni li sta portando in giro per l'Italia e per il mondo, da Israele al Canada, dall'Olanda agli Stati Uniti.
Novanta minuti senza intervallo e ritmati a colpi di punta e di tacco, di musica, di acrobazie e di fuego latino, per trascinare anche gli spettatori milanesi meno calienti in uno spettacolo che ha trasformato questa compagnia di famiglia in un fenomeno unico delle scene internazionali. «Facciamo gruppo dal 2004, ma in realtà balliamo insieme da quando siamo nati», racconta Cristo Vivancos che è stato uno dei finalisti nell'edizione televisiva di Amici di tre anni fa. «Nostro padre Pedro, che era un grande danzatore di flamenco, ha trasmesso a tutti i suoi trentanove figli, avuti da sette mogli diverse, la passione e la tecnica di questa danza: al mattino la nostra giornata cominciava proprio a colpi di tacco. Per questo è stato naturale per noi decidere, ad un certo punto della vita, di unire le forze e dar spazio al nostro dna».
Non c'è soltanto flamenco in 7 Hermanos, ci sono sette ritmi per sette fratelli: ritmi urbani come break dance, funky, hip hop, rock, ma anche danza classica, tango e flamenco naturalmente, in un'esplosione di movimenti, di note e di suoni, visto che ad accompagnarli è una voce solista femminile, una band dal vivo e che anche loro suonano durante lo spettacolo strumenti in gran varietà. «Noi definiamo il nostro stile extreme flamenco fusion», spiega Elias Vivancos. «Un esempio? In una coreografia che abbiamo chiamato Amarte ci ispiriamo alla Toccata e fuga in re minore di Bach, in un'altra, Hombres, danziamo contemporaneamente tango e buleria, che è un altro genere del flamenco».
I numeri nascono un po' per tecnica e un po' per caso. «Abbiamo due miti: nostro padre e Roberto Bolle», racconta Cristo Vivancos. «Ma anche osservando la persone che camminano per strada copiano alcuni movimenti, certi ritmi che finiscono dritti nei nostri spettacoli».

Il resto è tutto made Vivancos, ovvero fanno tutto loro, dalla musica alla coreografica al disegno delle luci, unendo esperienze professionali opposte e complementari: c'è chi, per esempio, come Israel ha danzato per molti anni accanto a Joaquin Cortes, chi come Aaron è stato a lungo il primo ballerino dello Scottish Royal Ballet, e chi come Joshua è considerato uno dei ballerini di flamenco più bravi al mondo. Tutti, comunque, suonano almeno due strumenti e parlano quattro lingue. Ma è ovvio che le emozioni più grandi, su e giù dal palco, le trasmettono battendo i piedi. Non per capriccio, ma per innato amore della danza.

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