Sfilano gli uomini di Gucci e anche in passerella arrivano le «quote rosa»

Presentata ieri a Milano la prima collezione maschile di Frida Giannini: sex appeal senza dimenticare il relax

Daniela Fedi

da Milano

Di che sesso sei? Se lo chiedono tutti nel mondo della moda, l'unico che veramente guardi a tutte le preferenze sessuali senza giudizio ma con curiosità. Il perché è presto detto: abiti e accessori sono profondamente connessi con la libido, possono farla precipitare ai minimi storici oppure provocano un'impennata verso le vette del desiderio. Ebbene la prima collezione maschile disegnata da Frida Giannini per Gucci è proprio così: capace di smuovere gli ormoni e in più così furba da risultare attraente per tutte le latitudini sessuali. Insomma l'uomo che la stilista ha fatto sfilare ieri sera a Milano può piacere tanto al cosiddetto sesso debole quanto a quello per convenzione definito «forte» oltre che al più ferrato sul fronte della moda chiamabile «sesso forse» perché di gusti onnicomprensivi. La grande differenza con lo stile di Tom Ford che aveva le stesse caratteristiche vincenti sul mercato è un approccio al sex appeal meno torbido e più rilassato perché al di sopra delle parti. Si fa strada così una nuova teoria sullo specifico sessuale degli stilisti, quasi esistessero nella moda come in politica le quote rosa. «In realtà per prima cosa ho studiato la costruzione dei capi - ha detto Frida - poi ho pensato che il relax è un atteggiamento molto contemporaneo: c'è una grossa attenzione alla vita privata e al tempo libero».
Ecco quindi una serie di completi giacche e pantaloni, fatti benissimo e con tutti i dettagli sartoriali al posto giusto, però rivisti nelle proporzioni più asciutte e accostate al corpo. Da qui ai pantaloni a vita bassa con le belle camicie stampate a disegni cashmere, il passo è stato relativamente breve. Grandi bisacce o borsoni di pelle preziosa, splendide scarpe (con la sola eccezione degli stivali di cuoio sfrangiati un po' troppo da squaw) molti gioielli d'argento, le sciarpe-cravatta e i cappellacci da Corto Maltese: con questi gingilli di lusso e le nuove silhouette Frida ha rinnovato l'immagine dei vari Peter Sellers, Tony Curtis, Gigi Rizzi e Alain Delon. In poche parole niente di nuovo sotto il sole, ma un'enciclopedica conoscenza del vasto pubblico di Gucci. Più emozionante sul fronte dell'innovazione la sfilata di Dirk Bikkembergs che ha saputo tradurre in moda la semplice idea di dare un bicchiere d'acqua e limone a chi si allena quando il clima si fa torrido. In pratica tutti i capi avevano una precisa impronta sportiva ma con colori e costruzioni fenomenali per esempio nella T-shirt che include il gilet di cotone per meglio segnare i muscoli tonici.
Anche i gemelli Dean e Dan Caten che insieme disegnano DSquared si sono attaccati al carrozzone dello sport couture. Stavolta però la loro immagine era più che altro da passerella: un esercito di fustacchioni spiati nello spogliatoio della palestra, perfino vestiti del solo sospensorio. Molto più riuscita la sfilata di John Richmond, come sempre ispirata da rock e hip hop, ma stavolta virata sul ripensamento del formale. «Il massimo della trasgressione oggi è portare l'abito classico con il gilet perché ormai anche i signori della City vestono sempre in jeans» dice lo stilista. Sante parole.

Captate molto bene anche da Gaetano Navarra con la sua interessante idea di utilizzare lo stile coloniale per proporre un etnico che non sa troppo di altrove, ma soprattutto da Alessandro dell'Acqua che elegantemente mischia il fascino della divisa con la ribellione dei disegni animalier.

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