Sfilate, la sfida della seduzione tra fetish e antiche geometrie

A Milano, Versace inventa una miscela esplosiva di forme classiche e provocazioni inedite. E Marras riconverte il pizzo della nonna. L'estate di Ferrè è jazz. Moschino gioca con righe e quadretti

Sfilate, la sfida della seduzione 
 
tra fetish e antiche geometrie

Mettere il profumo del futuro sul passato è la scommessa vincente degli stilisti che ieri hanno presentato le collezioni per l'estate 2011 sulle passerelle di Milano Moda Donna. Nessuno è stato bravo come Donatella Versace che in un colpo solo ha lavorato sulla pulizia delle forme lanciata negli anni Sessanta da Courreges e sul geometrico splendore della greca, il primo di tanti elementi decorativi utilizzati da quel genio di suo fratello Gianni per tradurre la moda con il linguaggio creativo dell'arte.
Questi due elementi che alla fine si somigliano anche se uno viene dalla Magna Grecia e l'altro dalla smania di modernità scoppiata con l'epopea spaziale nei favolosi Sixties, diventano nelle mani di Donatella un unico pretesto per giocare con l'estetica contemporanea. Per cui c'è un nuovo punto di seduzione: la striscia di pelle nuda che s'intravede tra il corto giacchino che finisce sotto il seno e la gonna a vita alta lunga due dita sotto il ginocchio che insieme compongono il primo tailleur per cui val la pena fare due ore al giorno di tapis roulant.
Ci sono nuovi materiali: il cady di seta verniciato che sembra vernice, il vynile intrecciato al macramè, le spettacolari frange stampate e non che ornano e in alcuni casi compongono del tutto gli abiti da sera. C'è un certo non so che di fetish dato dalle strepitose bretelle luccicanti che incorniciano le spalle nude e definiscono la spettacolare linearità dei capi da giorno: tubini bianchi, neri o nude che scivolano dritti sul corpo pur facendo intuire la sensualità delle sue curve. Indimenticabili gli abiti con la celebre greca stampata sulle frange, un gioco estremamente pericoloso riuscito benissimo. E belle oltre ogni dire le borse a forma di piccola cartella con un dettaglio di greca fluo ingigantito e stampato sul plexiglass che ricopre la pelle. A chiudere il cerchio di questa sfilata emozionante per incisività e sforzo interpretativo, una colonna sonora davvero inconsueta per la bionda signora del made in Italy: l'Habanera della Carmen remixata con i ritmi sincopati dell'heavy metal.
Completamente diversa l'operazione compiuta da Antonio Marras che ha sempre creduto nella costumizzazione, ovvero l'arte di recuperare vecchie cose per trasformarle in nuovi capi da indossare. «Sono partito dall'idea del grembiule rielaborato e messo al posto dell'abito» dice lo stilista sardo poco prima di far sfilare i suoi magnifici tablier (così si chiamano i grembiuli tra gli addetti ai lavori della moda)tra cui una serie limitata di 45 pezzi fatti con strisce di stoffa recuperate dalle camicie da notte della nonna, frammenti di antichi centrini, pizzi da corredo ed evanescenti veli ricamati a mano. Il risultato è seducente e convincente.
Certo il nuovo non abita più qui e forse è un bene perché nella poetica di Marras ci deve pur essere il sentore di lavanda e la romantica visione delle farfalle liberate nel momento più sdolcinato di Bright star, l'ultimo film di Jane Champion.
Anche Cristina Tardito, deliziosa stilista di Kristina T, una linea che in un certo senso le somiglia, disegna un'ipotesi di donna romanticamente moderna con i suoi capi fatti in passamaneria tricottata, sfilacciata, strappata e riattaccata fino a formare una sostanziosa leggerezza sotto cui non si capisce perché una dovrebbe indossare dei tronchetti piuttosto pesanti anche se decorati da meravigliose paillettes iridescenti.
«L'eleganza è togliere» sostiene Lorella Signorino, anima creativa di Love, Sex & Money citando in un colpo solo Brunelleschi e Armani. In realtà la simpatica stilista di Carpi vuole guardare alla sportiva eleganza di Roy Halston, il grande designer americano che ha sempre ispirato il lavoro di Tom Ford. Da qui un'immagine tipicamente anni Settanta: lunghe gonnelline in semplice cotone stampato, smilzi completi pantalone in maglia sottile e sandali-gioiello piatti ma ricoperti da innumerevoli pendaglini dorati.

Invece Gabriele Colangelo guarda al futuro senza se e senza ma con una stupefacente collezione ispirata dalle opere di Wolfgang Tillmans, artista e fotografo tedesco capace di trasmettere ai fili flottanti nel nulla le innumerevoli qualità della luce.

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