Shangai, prove di Expo per l'Italia

A meno di un mese dall'inaugurazione fervono i lavori per la costruzione del padiglione italiano, il secondo per grandezza. Un edificio trasparente di 3 piani, per 6.000 metri cubi di volume, 3.774 pannelli di cemento I -Light e un peso di 230 tonnellate

Quella di Shanghai 2010 sarà probabilmente un'Expo dei record con ben 242 paesi aderenti alla manifestazione e questa volta l'Italia ha deciso di non passare inosservata. Il nostro padiglione infatti sarà il secondo più grande dopo quello del paese ospite. Fervono i lavori e l'attività è frenetica per l'allestimento dei padiglioni a poco meno di un mese dall'inaugurazione, che si terrà il 1 maggio.
All'interno dello stand italiano una ricostruzione del teatro Olimpico del Palladio di Vicenza e, nell'ambiente vicino, la cupola del Brunelleschi alla quale sta mettendo mano una squadra di operai cinesi. E il titolo «La città dell'uomo - vivere all'italiana» del padiglione non è meno ambizioso della costruzione da 6.000 metri cubi composto da 3.774 pannelli di cemento I -Light, materiale rivoluzionario e mai utilizzato prima. Un cemento che fa trasparire una luce soffusa non perdendo però in solidità e sicurezza. Costruito su tre piani con un'architettura che ricorda il gioco dello Shanghai, omaggio dovuto alla città, il padiglione italiano, progettato dall'architetto Giampaolo Imbrighi, al primo piano accoglie i visitatori con opere d'arte monumentali e non, ricostruite in scala, ma anche con i prodotti italiani più noti, dall'Isotta Fraschini alla Ferrari verde, dalla moto Aprilia alla bicicletta. Al secondo piano, invece, ancora eccellenze italiane, ma anche mostre d'arte, spazi gestiti di volta in volta dalle regioni e un auditorium interno. A corona dello stand non poteva mancare la cucina: ecco al terzo piano un ristorante di lusso.
Nel progetto c'è anche l'elemento acqua. L'edificio è infatti lambito dai tre lati da una lama d'acqua che lo riflette esaltandone la struttura architettonica. E ancora, nel megapadiglione, un giardino interno, cristalli autopulenti, pannelli per energia solare e soprattutto la volontà di utilizzare solo materiale italiano: dalle prese elettriche fino alle telecamere di sicurezza.
«Abbiamo voluto solo tecnologia italiana per questo edificio del peso di 230 tonnellate che, tra l'altro, è fatto in modo da poter essere totalmente smontato e, in caso, ricostruito a chiusura dell'Expo il 31 ottobre», spiega a Shanghai Ernesto Miraglio, direttore del padiglione.


Lo scenografo Giampaolo Basili (L'ultimo bacio e Il caimano),che ha curato l'allestimento interno, spiega la filosofia ispiratrice: «Il tutto è stato concepito come se si entrasse in Italia con una macchina da presa, come un film. Volevamo sposare Capogrossi e Palladio con la tecnologia e far entrare il visitatore non nel solito stand futuristico, ma sorprenderlo, appunto, come accade spesso al cinema».

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