Gian Micalessin
Avanti verso due Stati per due popoli. Avanti verso le definitive frontiere dIsraele. Il programma di Kadima, il cui nome ebraico significa proprio Avanti, si riassume in questi due slogan. Due slogan non ufficiali, ma abbozzati nella prima stesura del programma distribuita agli esponenti della nuova formazione politica guidata dal premier Ariel Sharon. Così mentre si accendono le candele delle feste di Channukà e il grande capo fa i conti con la ferrea dieta che gli vieta scorpacciate di dolcetti fritti i suoi incominciano a digerire le nuove linee di condotta. Sharon ci fa i conti sin da dopo l11 settembre, quando la Casa Bianca adottò la visione dei due Stati. Per molti fuorusciti dal Likud, restii anche a discutere lidea di uno Stato palestinese, quelle linee programmatiche rappresentano però un tabù. E così il leader del Likud Bibì Netanyahu non perde loccasione per dipingere il nemico transfuga come il nuovo paladino dello Stato palestinese.
In verità il progetto divulgato ieri dal quotidiano Maariv è più complesso e articolato. Arik vuole innanzitutto fissare un confine definitivo per Israele. Le nuove frontiere nella sua visione comprendono non solo i territori del 1967, ma anche i tre principali blocchi di colonie costruiti in Cisgiordania. Kadima, vincendo le elezioni, punterà dunque allannessione degli insediamenti di Ariel a ridosso di Nablus, di Maaleh Adumim attorno a Gerusalemme e di Gush Etzion a ridosso di Betlemme. Colonie dove - nonostante il congelamento imposto dalla road map - è stata annunciata ieri la costruzione di 228 nuovi appartamenti.
La grande incognita della bozza è il termine di fine 2006 per il raggiungimento della nuova definizione territoriale. Per arrivarci il programma ribadisce la totale adesione a quella road map messa a punto da Stati Uniti, Unione Europea, Russia e Nazioni Unite. Lattuale blocco dei negoziati rende però irreale la scadenza. Lunico modo per rispettarla sarebbe un ritiro unilaterale dalle altre colonie e leventuale trasferimento dei loro abitanti nei tre blocchi destinati allannessione. Ritiro e unilaterale sono, però, parole tabù sia per i palestinesi sia per la destra israeliana. Alla parola ritiro qualsiasi elettore di destra rivive il grande trauma delladdio a Gaza. Ma la bozza non spiega come concentrare gli attuali 200mila e passa coloni in tre blocchi senza chiudere la miriade di isolati insediamenti sparsi in tutta la Cisgiordania. La parola unilaterale evoca, invece, nei palestinesi il sospetto di una definizione territoriale non negoziata raggiunta ignorando i confini del 67, il cosiddetto diritto al ritorno dei profughi e qualsiasi accordo sullo status di Gerusalemme e dei luoghi santi. Il programma di Kadima avvalora in definitiva quei sospetti. La bozza in circolazione esclude, infatti, qualsiasi ritorno dei profughi palestinesi in territorio ebraico e ribadisce la volontà di mantenere unita leterna capitale del popolo ebraico.
La bozza divulgata da Maariv conferma anche i progetti di rivoluzione del sistema politico israeliano attribuiti al 77enne premier. Se vincerà le elezioni Sharon manovrerà per la creazione di un sistema di tipo presidenziale e trasformerà il sistema elettorale vincolando i deputati al voto di circoscrizioni su base regionale.
Sul fronte di Gaza il nuovo lancio per mano della Jihad islamica di due missili Qassam esplosi ieri in territorio israeliano mantiene alta la tensione. Lartiglieria israeliana ha risposto colpendo le zone di lancio, ma la vera rappresaglia deve forse ancora arrivare: domenica il primo ministro ha concesso ai vertici militari assoluta libertà.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.