Lo shopping si fa al cellulare Sale la sfida ad Apple Pay

I servizi Jiffy, PayGo, Tinaba, Satispay e la tecnologia Nfc. Le banche investono 250 milioni in sicurezza

Lo shopping si fa al cellulare Sale la sfida  ad Apple Pay

Gli italiani si stanno progressivamente abituando a effettuare i propri acquisti sul web. Nel 2017 si stima una crescita prossima al 20% annuo delle transazioni e-commerce a 23,4 miliardi di euro in valore, circa il doppio rispetto ai 12,6 miliardi del 2013. «Le aziende devono rivedere i processi produttivi e di vendita per adattarsi a questo nuovo scenario», ha sottolineato l'ad per l'Italia di EY, Donato Iacovone, durante il recente Capri Digital Summit.

Ma la «rivoluzione digitale», in questo caso, non sarebbe possibile se il settore del credito non si fosse già aggiornato. Secondo l'ultimo rapporto di Abi Lab, centro di ricerca per l'innovazione dell'Abi, quest'anno la stragrande maggioranza delle banche italiane (92%) ha aumentato il proprio budget per l'information technology. E al primo posto (70%) per le priorità di investimenti ci sono, ovviamente, le modalità di pagamento digitale. In tutta tranquillità, ovviamente, perché ogni anno gli istituti spendono oltre 250 milioni per la sicurezza informatica.

Non a caso, a pochi mesi dal lancio, Apple Pay ha coinvolto nel nostro Paese grandi realtà come Unicredit, Banca Mediolanum, American Express, Widiba, CartaBcc, Carrefour Bank oltre alla carta di credito virtuale boon di Wirecard. Il sistema di Cupertino è una sorta di portafoglio virtuale nel quale inseriamo la nostra carta di credito. Lo smartphone, dotato di tecnologia Nfc (comunicazione di corto raggio) può essere avvicinato al Pos, proprio come le nostre carte, e in virtù del riconoscimento biometrico della nostra impronta digitale «dirà» al terminale che stiamo pagando con la nostra card, ma in un modo diverso perché le nostre credenziali non vengono condivise, come accade finora nelle transazioni quotidiane.

Intesa Sanpaolo ha puntato invece sul sistema operativo Android creando una propria App chiamata «PayGo». Il funzionamento è molto simile in quanto si tratta di associare le proprie carte di pagamento allo smartphone che verrà utilizzato al posto di queste ultime quando si tratta di effettuare un pagamento. Ca' de Sass, dunque, si pone in pole position per accogliere «Pay with Google» nel momento in cui arriverà in Italia, visto che già opera nel suo ambiente. Con questa app Big G intende fare concorrenza a Cupertino bypassando qualsiasi supporto fisico. Basterà associare la nostra carta di credito (qualunque essa sia) al nostro profilo Google e usare quest'ultimo come mezzo di pagamento: l'esercente, infatti, troverà nel database i nostri riferimenti.

Gli operatori tradizionali da anni hanno sviluppato piattaforme per il trasferimento di denaro tra utenti o per i pagamenti. Poste Italiane ha integrato i servizi BancoPosta e PostePay sulla sim PosteMobile che consente anche di effettuare pagamenti contactless sul proprio smartphone Android o Windows. Il gruppo Sisal ha declinato il proprio servizio di pagamento e di ricarica SisalPay anche attraverso un'app.

Il fondo Sator ha lanciato la piattaforma Tinaba per i pagamenti digitali. Sia ha sviluppato l'app Jiffy che può essere personalizzata dalle singole banche ed è usata da 13 gruppi tra cui Intesa, Unicredit, Ubi, Bnl, Widiba, Carige e Cariparma. Poi c'è Zac di Icbpi (scelta da Creval), Hype di Banca Sella e Chat&Cash di Banco Bpm.

Satispay, nata come peer-to-peer, si è estesa agli esercizi commerciali, Esselunga in primis. I soldi si inviano tramite Iban dall'app: funziona come un messaggio su una chat. Satispay gira su iPhone e Android e, poiché si «aggancia» al conto, è disponibile per tutte le banche.

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