Si chiama «Amerigo» (in onore di Vespucci) il sigaro che vuole unire l'America all'Italia

Antonio Lodetti

Il sigaro è l'arte del fumo. Fumare un sigaro è un rito, che spesso si consuma bevendo un bicchiere di prezioso cognac o whiskey. In Italia la maggior parte di fumatori di sigaro usa il tabacco Kentucky e i nostri Toscani in tutte le loro molteplici forme. Un'altra fazione di fumatori si dedica invece a sigari cubani o caraibici, più sofisticati e profumati.

Il mondo del tabacco Kentucky e di quello caraibico sembrano apparentemente inconciliabili, ma dallo scorso marzo è uscito sul mercato italiano Amerigo Cigars, il sigaro fatto interamente a mano e in Italia, ma con una miscela di tabacco della Repubblica Dominicana. Il nuovo brand è nato da due imprenditori, l'ex uomo politico e giornalista Amedeo Canale e lo specialista di tabacco e sommelier Roberto Scrufari, che hanno creato un nuovo sigaro internazionale. «Il tabacco Kentucky è un po' povero rispetto alla complessità dei sapori caraibici - racconta Canale - così abbiamo pensato ad un prodotto che sia italiano di origine ma diverso da tutti gli altri. Il nostro sigaro è nato soltanto l'anno scorso e abbiamo pensato di usare il tabacco dominicano, che è quello migliore in assoluto, anche se nell'immaginario collettivo s e si pensa al sigaro tutti pensano a Cuba. Il mercato americano assorbe il 65 per cento dei sigari e noi siamo entrati bene in quel mercato, ora stiamo facendoci conoscere in Italia e in Europa». Amerigo ha due formati: il formato «classico», completamente fatto a mano in confezione da due al costo di 5 euro. Quello «ammezzato» («che però non è un ammezzato classico», sottolinea Canale) in confezione da sei al prezzo di 4.80 euro.

«L'abbiamo chiamato Amerigo in onore di Vespucci, che ha dato nome all'America e l'ha esplorata creando un ponte culturale fra due mondi; così anche noi vogliamo creare un ponte tra l'eleganza italiana e il sapore caraibico». Per gli appassionati, i due imprenditori importano anche altri marchi di sigari e continuano ad allargare il loro business. Con la crisi economica i beni voluttuari hanno subito un bel colpo, ma il tabacco non conosce crisi, soprattutto se è buono ed è venduto a prezzi ragionevoli. «Abbiamo scelto di guadagnare un po' meno ma di ampliare il mercato con prodotti di grande qualità per cercare di cambiare il gusto collettivo. Volevamo fare qualcosa di elegante, perché il sigaro è un oggetto di piacere ma deve rappresentare anche la visione culturale di chi lo fuma».

Una bella sfida dunque, che gli appassionati di Cohiba, Partagas, Montecristo (tutti cubani) potranno provare, anche solo per una volta e poi chissà... Anche se Cuba, per gli esperti, sarà pure una suggestione ma sui sigari rimane inarrivabile.

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