«Si è gettato giù davanti ai nostri occhi»

Francesco Gambaro

«Un ragazzo simpatico, estroverso e che amava la musica. Se a scuola prendeva un brutto voto, non ne faceva un dramma. È l'ultima persona dalla quale mi sarei aspettato un gesto del genere». Matteo davvero non riesce a capire perché il suo amico Marco, compagno di judo, ieri abbia deciso di farla finita, lanciandosi nel vuoto dalla finestra della sua classe durante l'intervallo. È un dramma inspiegabile quello che si è consumato ieri mattina al liceo classico D'Oria, pochi minuti dopo le 11. Marco (nome di fantasia) sceglie il momento della ricreazione per gettarsi dalla finestra del quinto piano, senza un'apparente giustificazione. Dopo un volo di quasi trenta metri, precipita su alcuni motorini posteggiati di fronte alla scuola. L'impatto è tremendo. Un boato scuote via Diaz. Il benzinaio di fronte alla scuola vede Marco riverso sulla strada che si lamenta per il dolore. Partono i soccorsi, arrivano i medici del 118 che intubano il ragazzo e cercano di rianimarlo.
Inutilmente. Marco viene trasportato al vicino ospedale Galliera, in coma, ma vivo. Ha riportato un forte trauma alla testa, ferite un po' in tutto il corpo. Alle 14.30 il suo cuore cessa di battere. La disperazione piomba sui genitori (psicologa lei, medico lui), e le due sorelle accorse al suo capezzale. Nel reparto di rianimazione arrivano alla spicciolata parenti, compagni di classe, insegnanti e il preside dell'istituto Salvatore Di Meglio. «Non si può fare niente, non si può fare niente», ripete sconsolato il dirigente scolastico del D'Oria. Per l'antico liceo genovese sembra una maledizione. È la seconda volta che in questa scuola accade una tragedia del genere. Sei anni fa era capitato a una professoressa, ieri a uno studente che avrebbe compiuto 16 anni tra pochi giorni. Un ragazzo con un buon profitto scolastico, intelligente con molti amici fuori e dentro le mura scolastiche.
Alessandro della quarta H lo ricorda così: «Un ragazzo normale, simpatico, con il quale si chiaccherava volentieri». Ricorda ancora Matteo: «Andavamo a judo insieme quattro volte la settimana, ma la nostra grande passione era la musica, Marco suonava il basson nel mio gruppo. Lo conosco da dodici anni». Ora tutti si chiedono perché un ragazzo di neanche sedici anni abbia deciso di farla finita. Non ci sono responsabilità di terzi, questo è sicuro, ma quale sia la causa del suicidio resta un mistero.

Dai carabinieri della compagnia di Portoria del comandante Michele De Pasqua che hanno eseguito i primi sopralluoghi e cercato i testimoni si apprende che alcuni mesi fa lo studente aveva già manifestato l'intenzione di suicidarsi a un suo amico, senza dar seguito al terribile proposito. Fino a ieri.

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