Dallo scorso 24 luglio la TSI (televisione svizzera italiana) ha definitivamente smesso di essere vista sul territorio italiano per lo spegnimento dei due ripetitori che ancora consentivano la trasmissione del segnale in qualche zona del Piemonte e della Lombardia. Alla base della decisione, che investe una materia molto ingarbugliata non spiegabile per esteso nelle poche righe a disposizione, c'è un ambizioso progetto di ridigitalizzazione della televisione elvetica cui si aggiungono problemi legati alla complessa gestione delle frequenze. Non si sa ancora se e quando, digitale permettendo, sarà possibile ricevere nuovamente il segnale dall'Italia. Morale: nell'epoca dell'espansione della tecnologia su scala mondiale, delle interconnessioni mediatiche e della moltiplicazione dell'offerta catodica, diventa però inaccessibile un canale estero ma in lingua italiana che è stato per decenni un punto di riferimento televisivo «a portata di mano». Per alcuni lustri, soprattutto negli anni 60 e nei primi anni 70, la TSI ha rappresentato una delle poche alternative al monopolio della Rai. È sulle sue frequenze che i telespettatori italiani scoprivano, ad esempio, la possibilità di vedere tempestivamente qualche immagine di calcio internazionale commentata da un autentico fuoriclasse della telecronaca, Giuseppe Albertini, che si muoveva con disinvolta competenza anche nell'ambito sciistico e cestistico. Del resto la TSI ha dato sempre molto spazio non solo al calcio ma anche ai cosiddetti «sport minori» (diminutivo fortunatamente misconosciuto in terra elvetica) accontentando così anche le fasce di pubblico non legate al mondo della pedata. I telespettatori non più giovanissimi ricorderanno volentieri anche alcuni programmi-cult come Scacciapensieri, all'insegna di cartoni animati piacevoli e sorridenti, le stravaganti lezioni di lingua spagnola del lunedì, la ricca offerta di Sabato sport, il grande spazio dedicato al teatro con particolare riferimento a quello dialettale. Più di recente, la TSI è stata spesso presa a modello dai telespettatori italiani più insofferenti verso il giornalismo fazioso e politicizzato che la fa da padrone sui nostri teleschermi, assai diverso dal clima sobrio e mai esacerbato che si respirava nei programmi di informazione del canale elvetico.
Certo molte trasmissioni risentivano di un profilo provinciale e dell'impossibilità di poter competere con l'esigenza moderna di una televisione spettacolare, ma alcune semplici usanze di buona educazione e di rispetto verso il pubblico ci mancheranno senz'altro: come quella di piazzare la pubblicità solo nell'intervallo tra il primo e il secondo tempo di un film, e poi al termine dei titoli di coda fatti scorrere per intero.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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