Ha appena smontato dal turno e ora si riposerà per due o tre giorni, fino alla prossima chiamata. Lui è un medico di 32 anni, originario di Bari, e lavora a gettone per una cooperativa. Da qualche mese a questa parte vive con la valigia aperta, è appena tornato da Torino e non sa ancora quale sarà la prossima destinazione.
Perché lei e altri suoi colleghi a gettone non volete dire il vostro nome?
«Sappiamo di non essere ben visti ed è un periodo in cui si parla di noi sempre e solo con accezione negativa. È normale che non ci vogliamo esporre, così come le cooperative per cui lavoriamo rispettano la nostra volontà di tutelarci».
Tutelarvi da cosa?
«Dai pregiudizi. Eppure non facciamo nulla illegalmente. Abbiamo un contratto regolare e siamo medici, non improvvisiamo nulla».
E guadagnate pure parecchio.
«Decisamente. Per quello lo facciamo. Ma non siamo impreparati. Durante l'ultimo turno ho guadagnato 900 euro lordi. Ora avrò del tempo per me e per la mia fidanzata. Ho scelto di svolgere la mia professione senza rinunciare alla vita privata come fanno molti. Ma non è una colpa. So perfettamente che uno specializzato prende in un mese quello che io prendo in due giorni».
I medici del Ssn mettono in discussione la qualità del vostro lavoro: girate tanti ospedali, non conoscete i reparti. Questo rischia di mettere a repentaglio la qualità delle cure?
«Come fra
tutti, anche fra chi lavora a gettone ci sono quelli preparati e quelli meno preparati. Ma non ci siamo inventati medici, abbiamo studiato. Tra noi ci sono anche molti primari e tutti noi crediamo nella sanità pubblica».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.