Silvio tra battute e amarcord un trionfo il ritorno a Rimini

«Don Giussani mi disse che ero l’uomo della provvidenza». Poi mostra i capelli alla platea: «Il trapianto? Ottimo lavoro, ve lo consiglio»

Fabrizio De Feo

nostro inviato a Rimini

Il grido «Silvio, Silvio» si alza nell’auditorium della Fiera diversi minuti prima del suo arrivo. Ma l’attesa del popolo del Meeting per il ritorno alla politica del leader azzurro è alta fin dalla mattina presto. Come previsto la platea è gremita in ogni ordine di posto. I ragazzi si accalcano sulle porte di accesso cercando di entrare nel circolo dei fortunati settemila che la sala A1 può contenere. E la temperatura affettiva sale mano a mano che l'ingresso del leader della Cdl si avvicina.
All'esterno si vive anche qualche momento di tensione visto che sono migliaia i ciellini che restano fuori. Qualcuno finisce anche nella fontana che accoglie i visitatori all’ingresso della Fiera ma senza alcuna conseguenza tranne quella di un bagno imprevisto.
All’interno, invece, il clima è festoso. Si intonano cori da stadio come: «Un presidente, c'è solo un presidente», «Chi non salta comunista è» e «Non mollare mai». Si innalzano striscioni dove il numero uno di Forza Italia viene invitato a riprendere possesso di Palazzo Chigi. E ce n'è anche uno rivolto al presidente del Milan: «Silvio, compraci Ronaldinho». Non mancano le coreografie con una cinquantina di ragazzi e ragazze che, indossate magliette bianche con sopra lo slogan «Silvio forever», si dispongono in bella mostra sotto il palco.
L'ingresso del leader azzurro è segnato da un vero e proprio boato. Berlusconi, camicia blu aperta sul petto con golfino azzurro sulle spalle, si gode fino in fondo il bagno di folla della sua rentrée. Ed esordisce con un ringraziamento e un ricordo che scaldano ancora di più il cuore del Meeting. «Tutte le volte che ho avuto la ventura di venire in contatto con Don Giussani e i suoi ragazzi la commozione è sempre stata la stessa. Don Giussani ebbe una parte importante nel convincermi a lasciare tutto ciò che amavo fare per dedicarmi alla politica e allo Stato. Mi disse che il destino mi aveva fatto diventare l'uomo della Provvidenza».
Il leader del centrodestra - affiancato da un Roberto Formigoni che mostra una caratura politica sempre più diretta e grintosa - viene sollecitato dalle domande di Oscar Giannino. Il volto è sorridente anche se le condizioni fisiche di Berlusconi non sono delle migliori. Il leader azzurro è febbricitante. «Sono supermalato, malatissimo» spiega lui. Ma il bagno di folla fa miracoli. «Il Meeting mi ha addirittura guarito: avevo 38 di febbre questa mattina, non riuscivo a parlare. Ho avuto un'accoglienza straordinaria da parte di questi giovani. Questa è stata l'unica volta in cui la sinistra non è riuscita a far infiltrare 15 persone fischianti per dare modo ai giornali di scrivere: “Berlusconi fischiato al meeting”. Gli è andata male ma si rifaranno presto. Io sono venuto oggi con la febbre e con il raffreddore ma il Meeting è una carica e una ricarica emozionante».
Berlusconi, sorridente, smentisce chi gli ha attribuito un ruolo da animatore delle notti in Costa Smeralda: «In questi giorni ho letto sui giornali che sono andato a ballare ma non è vero. Sono andato a cena in due ristoranti e vicino c'era la pista da ballo dove io non sono andato, vista la mia giovanissima età. Però ho avuto una teoria di gente che mi ha impegnato per ore a stringermi la mano, chiedermi autografi e farsi fotografare con me». Poi scherza con i giornalisti: «Mi avete rovinato il giochino del vulcano, ora dovrò inventarne un altro».
Non mancano altri siparietti. Il primo è quando Giannino fa una battuta sul trapianto di capelli. Berlusconi coglie la palla al balzo. Si alza in piedi e, dando le spalle al pubblico, si indica la nuca. «Lo consiglio a tutti: guardate qui che bel lavoro mi hanno fatto». Risata generale e grande applauso complice.
C'è spazio poi per una battuta sul premier. «Prodi non è venuto al Meeting? Avrà dovuto mantenersi in allenamento correndo in bicicletta». L'ultima battuta, più seria, Berlusconi la pronuncia alla fine del suo discorso. La folla, con una gigantesca standing ovation, gli grida: «Silvio, riaccendi il motore». E lui di rimando: «Tranquilli, il motore non si è mai spento».
Ma la giornata riminese del Cavaliere non è finita. Concluso il pranzo al Grand Hotel sulla strada dell'aeroporto si concede un fuori programma con amarcord. Berlusconi decide di fermarsi a visitare l'Hotel Impero a Rimini Miramare. «Sapete - racconta - qui ci venivo in vacanza d’estate con la mia famiglia 50 anni fa, quando avevo tra i 16 ed i 18 anni. Allora cantavo all'Arlecchino, un locale a due passi dall'albergo».

Dopo aver parlato con i proprietari dell'albergo si concede una passeggiata lungo il viale. Parte l'ultimo assalto: il traffico si ferma e decine di passanti gli chiedono autografi e fotografie. È l'atto finale di una giornata di fuoco e di entusiasmo.

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