Silvio scalda i motori Dopo la nave azzurra i camper della libertà

Da domani 200 automezzi in marcia per la campagna elettorale in 8mila comuni italiani

da Roma

Non è alta come le staccionate di campagna, quella ringhierina in ferro battuto che circonda l’obelisco di piazza del Popolo, un sessanta centimetri appena, ma lui l’ha affrontata ugualmente d’impeto, appoggiando la mano sul cippo di marmo, ostentando l’agilità del protagonista di quello spot dell’olio di lunga giovinezza. Presidente, gli abbiamo domandato mentre planava a terra con le gambe tese, davvero andrà pure lei a far campagna elettorale col camper? «Un giro ce lo faccio di certo: ho appena rinnovato la patente apposta», ha risposto raggiante Silvio Berlusconi raggiungendo la piccola folla che lo attendeva sotto la chiesa di Santa Maria dei Miracoli, dove appunto erano parcheggiati i due camper, nuovi di zecca e prototipi dei duecento che da venerdì inizieranno il giro degli 8.101 comuni italiani coi candidati del Pdl a darsi il cambio a bordo. Dagli altoparlanti la musica è cambiata, via il jazz e a tutto volume è partito il nuovo inno col refrain che incita: «Presidente siamo con te, meno male che Silvio c’è».
Tutto in antrace e blu notte dalla testa ai piedi, come vuole il look della sua corsa al 13 aprile, il leader del centrodestra ha poi smorzato l’impatto della canzoncina, si è detto «imbarazzato che sia venuta fuori», spiegando: «È una cosa assolutamente dentro il culto della personalità e per questo motivo non si dovrebbe fare. Ma è partita dai giovani, e porterà gioia e allegria dove i camper riusciranno ad arrivare». I giovani autori dell’inno che erano lì per l’occasione ci sono rimasti un po’ male, «eppure lui stesso ci ha dato una mano, per le parole». Va be’, il comizio volante lestamente improvvisato da Berlusconi li ha consolati, galvanizzando fedeli e passanti. Una donna gli si è inginocchiata davanti, con occhi rapiti. Lui le ha accarezzato il capo, e forse per non cedere alla tentazione di benedirla come fosse Padre Pio, ha afferrato al volo il telefonino che gli tendeva una giovane, «c’è mia madre in linea, le vuol parlare». Non doveva essere una manifestazione di massa, fanno notare gli organizzatori, ma una semplice presentazione a stampa e tv dei camper in partenza. Sììì, semplice e misurata... Era da un’ora che la gente si fermava, sentendo che sarebbe arrivato Berlusconi. E i giapponesi ammassati sul piano scoperto dei pullman turistici, quasi precipitavano sporgendosi per fotografare a raffica.
Rieccolo il Cavaliere che dalla nave delle elezioni regionali del 2000, quella che lo portava nei maggiori porti italiani imbarcando le masse per il comizio nella stiva, ora dà il via ai camper. La replica al magic bus di Walter Veltroni? Macché, la sentenza è spietata: «Con il pullman del Pd hanno trovato un modo per fare colazioni a sbafo nelle case degli italiani», ha ironizzato nel comizio facendo sorridere finalmente anche l’onorevole Mara Carfagna, sempre seria seria e sempre più smagrita. Intimidita quasi, dai cronisti che le domandano se davvero Berlusconi le ha promesso il ministero degli Affari sociali. «Sono fantasie giornalistiche», ha risposto, «ma se dovessi scegliere la delega mi piacerebbe occuparmi di famiglia e maternità». Fabrizio Cicchitto ascoltava silente con le labbra strette in quel suo sorriso enigmatico. Stefano De Lillo, capofamiglia dei Kennedy de noantri, ventimila voti tra la Cassia e l’Aurelia, si guardava attorno da padron di casa. Mauro Cutrufo, senatore rotondiano e candidato al Campidoglio come vice di Gianni Alemanno, assicurava che Berlusconi «farà campagna a Roma» in caso di ballottaggio con Francesco Rutelli. Già per sabato, al leader hanno organizzato un comizio volante al Corviale che s’annuncia infuocato.
Volete che rinunciasse al bagno di folla? A piedi, non in camper, ha imboccato via del Babuino per raggiungere piazza di Spagna. Tutti a sorridergli, salutarlo e toccarlo come una madonna pellegrina, «presidente una foto», «ce l’hai 30 euro?» rispondeva allegro. E ai turisti stranieri: «Roma is beautiful!». Sotto la scalinata di Trinità dei Monti un figurante in armatura di centurione per foto ricordo gli ha gridato «daje Sirvio, forza Roma!»; e lui con generosità forse eccessiva: «Speravo che l’Inter andasse avanti, peccato... Ma ora dobbiamo vincere la Champions con la Roma: poi faremo meno tasse per Totti».

Infine, risalendo in macchina, s’è rivolto ai giornalisti: «Anche voi vedete che mi circonda un affetto quasi imbarazzante e un grande entusiasmo. Ma io ho già detto che non ho la bacchetta magica. Dobbiamo rimboccarci le maniche, c’è un gran lavoro da fare».

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