Il sindaco ciclista che non sa tenersi la Milano-Sanremo

Il sindaco ciclista che non sa tenersi la Milano-Sanremo

La Milano-Sanremo partirà da Abbiategrasso e quindi sarà la Abbiategrasso-Sanremo, che un po' strano suona... Un tassellino di storia che si perde, conseguenza delle leggi del business a cui ovviamente lo sport non sfugge e che ormai ci hanno abituato a tutto: a Giri che partono della Norvegia, a Tour de France che partiranno da Firenze, a mondiali corsi sulle strade degli sceicchi senza storia e senza pubblico. Ma l'edizione 104 di una della cinque classiche monumento che il 18 marzo aprirà la stagione del Grande ciclismo, che lascia la città da dove storicamente è sempre partita, si presta anche a qualche altra riflessione che va al di là delle scelte economiche (comprensibili) degli organizzatori. Milano in questi ultimi anni sulla bicicletta ha investito molto.

Ci ha scommesso soprattutto il sindaco Giuseppe Sala, che tra l'altro in bici ci va, facendone una vera e propria battaglia politica. Ciclabili, zone a traffico limitato, fino all'ultima sfida, votata poche settimane fa in Consiglio, di far «rallentare» la città a 30 orari. La «bici al centro», insomma, che, al di là di come uno possa pensarla, è una scelta moderna, sostenibile, la direzione che tante altre metropoli hanno preso già da anni. Ma la «bici al centro» non può essere solo una battaglia politica, troppo spesso ideologica, che porta a schierarsi con chi pedala o contro chi pedala. Deve essere una scelta di «cultura ciclistica».

La bicicletta è filosofia, uno stile di vita che vede il pedalare quotidiano come gesto di mobilità, di benessere e di sport. E la Milano-Sanremo, così come l'arrivo della tappa finale del Giro d'Italia, per la città sono storia ma sono anche il migliore degli «spot» possibili perché la carovana delle corse, il villaggio di partenza, i campioni sono un bell'esempio contagioso. La Abbiategrasso Sanremo, con tutto il rispetto per Abbiategrasso, ha un appeal da strapaese, difficile da spiegare e da raccontare a chi si collegherà in mondo visione. Per Milano è un po' una sconfitta che cancella un'avventura cominciata nel 1907 davanti all'osteria della Conca Fallata lungo il Naviglio Pavese.

Pioveva e faceva freddo, come spesso capita a marzo, e si presentarono in 33. Dubbi non ce ne furono e vinse il francese Lucien Petit-Breton. Un altro ciclismo, un'altra città, un'altra storia che il Comune avrebbe dovuto difendere con più tenacia.

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