Il sindaco riattacca il crocifisso in aula

Una prof l’aveva trovato in una scatola e l’aveva gettato sopra un armadio

Il sindaco riattacca il crocifisso in aula

nostro inviato a Grezzana (Verona)

Il crocefisso torna al suo posto, sulla parete dell’aula di educazione artistica delle medie «G. Pascoli» di Grezzana. L’ha rimesso il sindaco Mauro Bellamoli che, accompagnato dai vigili urbani, ha voluto verificare di persona la situazione parlando con i professori, gli studenti e qualche genitore dopo l’articolo sul Giornale di martedì. Erano infatti stati gli allievi della terza B a raccontare del crocefisso finito sopra un armadietto dell’aula artistica e non dove dovrebbe essere secondo le circolari, ovvero affisso alle spalle della scrivania dei professori.
Nei racconti tra genitori e figli, la vicenda si era arricchita di particolari. Alcuni ragazzi dicevano che la prof aveva rotto il crocefisso, altri sostenevano che era stata lei a toglierlo dalla parete. Altri ancora giuravano che la prof lo aveva nascosto, tolto di mezzo. Secondo quanto raccontato ieri dalla stessa insegnante alla delegazione capeggiata dal sindaco, invece, il crocefisso non era al suo posto da tempo. Lei l’ha trovato in una scatola, mettendo ordine tra gli addobbi natalizi, e sotto gli occhi della classe, per riporlo, l’ha letteralmente lanciato in un contenitore sopra un armadietto. Tra lo stupore e i mormorii degli studenti presenti. La prof si è giustificata con serenità sostenendo che per l’altezza non poteva raggiungere il contenitore in altro modo. Deludendo così gli alunni che volevano il crocefisso appeso a un chiodo al centro della parete, come del resto in tutte le altre classi della scuola media Pascoli.
Questo il racconto della professoressa, che contrasta in parecchi punti con i ricordi sia di alcuni studenti sia di taluni genitori raccolti lunedì sera dal Giornale a Grezzana.
Da parte sua, il sindaco Bellamoli cerca di ridimensionare la vicenda dicendo che la ricostruzione compiuta era «cronologicamente inesatta» visto che, appunto, il crocefisso non era appeso da tempo. Resta il fatto che, una volta avutolo tra le mani, la professoressa non l’ha rimesso sulla parete, nonostante, pare, alcuni ragazzi glielo avessero chiesto.
«Ci sono temi seri - afferma l’assessore alle Politiche dell’Istruzione della Regione Elena Donazzan - come quelli del processo di secolarizzazione in atto, del senso dell’educazione come aprioristico all’insegnamento, della necessità di un’integrazione rispettosa di tutti. Un elemento chiarificatore in tal senso è la sentenza del 13 febbraio 2006, con la quale il Consiglio di Stato è intervenuto sulla questione della esposizione del crocifisso nelle aule scolastiche, stabilendo, una volta per tutte, che “per tutti, credenti e non credenti, esso non discrimina”. La sentenza stabilisce che il crocifisso “è un simbolo idoneo ad esprimere l’elevato fondamento dei valori civili che hanno un’origine religiosa, ma che sono poi i valori che delineano la laicità nell'attuale ordinamento dello Stato”».


Su posizione analoga anche Giampiero Catone (Dc): «Il preside ed il provveditore agli studi - afferma - hanno l’obbligo di intervenire, il crocifisso non è una suppellettile ma un oggetto di culto, simbolo idoneo a esprimere l’elevato fondamento dei valori civili, che sono poi i valori che delineano la laicità nell'attuale ordinamento dello Stato come ha giustamente affermato anche il Consiglio di Stato».
gianluigi.nuzzi@ilgiornale.it

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