LA SINDROME DA PANCIA PIENA

Qualcuno già la chiama sindrome da pancia piena. Al governo va tutto bene: i sondaggi continuano a scalare le vette che al confronto Messner è un dilettante (67 per cento di gradimento), si moltiplicano i successi di immagine (dopo i rifiuti, Alitalia), gli interventi sull'economia (come la detassazione degli straordinari) danno frutti positivi, le riforme (giustizia e federalismo) procedono a passo spedito. E intanto l’opposizione si squaglia come un calippo all’equatore e per avere qualcosa di interessante da dire deve invitare alla sua festa nazionale Tremonti, Bossi e Calderoli. Una situazione fin troppo favorevole: a forza di divorare consensi, c’è il rischio di fare indigestione. E infatti, all’improvviso, saltano fuori rigurgiti. Di polemiche.
Nelle ultime ore ne stiamo facendo la collezione: la guerra sull’Ici, quella sulle carceri, le discussioni sul fascismo (un classico), le tensioni per il partito unico (con slittamento della Festa del Popolo della Libertà), gli attacchi della Moratti a Berlusconi per Alitalia e quelli di Bossi alla Gelmini per la scuola (o per il timore di una candidatura della brava ministra alla regione Lombardia?). Di fatto, un roteare di lingue attorno al nulla, un chiacchiericcio intessuto di veleni che non trovano spiegazione se non, appunto, in quel particolare mal di pancia che viene quando la pancia è troppo piena.
Sia chiaro: alcune polemiche sono costruite e gonfiate come le labbra della Parietti. È il caso per esempio del braccialetto elettronico: qualcuno ci ha voluto vedere uno scontro fra il ministro Maroni e il ministro Alfano, scontro che si è dimostrato fasullo nel giro di poche ore («Sono perfettamente in sintonia con Alfano», ha detto Maroni. Come volevasi dimostrare). Così come non esiste il temuto e sbandierato ripristino dell’Ici attraverso il federalismo fiscale: la discussione che si è innescata attorno a questo punto equivale, più o meno, a un dibattito sulle caratteristiche del catetere di King Kong. È la stampa, bellezza. Ma, dopo aver attribuito le dovute colpe alla nostra categoria di gazzettari, va pure detto che non tutte le polemiche sono attribuibili soltanto ai giornali. E che indiscutibilmente nel centrodestra si registra da qualche giorno una inspiegabile ma evidente fibrillazione.
Saranno avvertimenti? Sarà che la Lega si è ringalluzzita per i sondaggi? Sarà la partita per le regionali del 2010? Sarà che An teme di perdere peso nel partito unico? Sarà che Forza Italia ne vuole prendere troppo? Sarà che già si pensa alle europee del 2009? Sarà che bisogna mettersi d’accordo sulla legge elettorale e sul relativo sbarramento? Sarà che a qualcuno dà fastidio l’esistenza del maestro unico, non solo nella scuola? Forse un po’ tutto, forse niente. Ma resta il fatto che questo agitarsi e menar fendenti sembra, se non altro, prematuro. E, soprattutto, se continuasse, sarebbe difficile da spiegare agli elettori. Ci aspetta un autunno difficile: il governo che finora ha fatto bene, non può permettersi distrazioni né tentennamenti.

La situazione economica internazionale è critica, la crisi finanziaria incombe, c’è bisogno di una guida sicura come quella che c’è stata finora. E, con buona pace di tutti, c’è bisogno del maestro unico. La sindrome da pancia piena può aspettare. È meglio prima assicurarsi che la pancia piena possano continuare ad averla gli italiani.
Mario Giordano

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