«Da sinistra vi dico: dai giudici atti fascisti e il Pd è reazionario»

L’irresistibile discesa di Piero Sansonetti: faceva il condirettore dell’Unità e poi il direttore di Liberazione, si è ridotto a difendere Augusto Minzolini.
«Guardi che io non sono di destra».
Minzolini i suoi amici di sinistra lo chiamano Scodinzolini.
«Avrei difeso qualsiasi direttore, questo dei giudici che hanno reintegrato Tiziana Ferrario al Tg1, decidendone pure la mansione, è un attacco pazzesco alla libertà di stampa».
Sempre i suoi amici obiettano che fortuna c’è la magistratura, a difendere i giornalisti dallo strapotere del sistema di censura berlusconiano.
«Ma quale sistema berlusconiano! I giudici hanno anche rimosso dalla direzione di Rai3 Antonio Di Bella, che era in quota centrosinistra ma non più in linea col Pd! Hanno cambiato un direttore di rete, ora decidono anche i conduttori dei Tg? È una roba da regime dittatoriale».
Per i suoi amici, sempre loro, il regime dittatoriale è quello di Berlusconi.
«E il sindacato, poi!».
La Fnsi è intervenuta a difesa della Ferrario.
«Sacrosanto protestare per le rimozioni dei conduttori, e io pure la Ferrario l’avrei lasciata al suo posto».
Epperò?
«Epperò lo stesso sindacato ora dovrebbe difendere Minzolini dal tentativo dei giudici di deporlo, perché hanno violato le prerogative del direttore».
Vista sul Riformista: «La magistratura spesso ha interpretato in modo eccessivamente estensivo i suoi compiti», per esempio usando «i pentiti come clave». Indovinello: l’ha scritta Niccolò Ghedini o Sandro Bondi?
«L’ho scritta io e confermo. La sola differenza è che l’uso dei pentiti è stato molto discutibile, mentre il caso Rai non è discutibile: è indubbiamente da regime dittatoriale».
Vista su Glialtri.it...
«Ah, lo conosce?».
Nonostante sia lei a dirigerlo, sì.
«La nota su Cesare Battisti?».
Le scappa mai di dire una cosa di sinistra?
«Ho fatto il mazzo a tutti, lì. Perché i berluscones dicono che la mancata estradizione si deve al fatto che è di sinistra. Gli scalfarian-travaglisti dicono che la colpa è di Berlusconi perché Berlusconi è Berlusconi».
Il Fatto titola: «La solita italietta».
«E ci spiega che se l’Italia fosse stata più forte sul piano internazionale, anziché essere guidata da quella mezzacalzetta di Berlusconi, avrebbe sbattuto le palle sul tavolo e costretto Lula a cedere. Aggiungono che il governo ha trattato affari per miliardi col Brasile, ma non è riuscito a chiedere in cambio Battisti. Ma che è, i prigionieri si comprano?».
Quindi?
«Battisti forse è colpevole. Ma le sentenze a suo carico non sono credibili, perché si basano sulla deposizione dei pentiti, e nessun tribunale in Occidente riconosce alle testimonianze pure e semplici dei pentiti valore di prova. Allora, invece di fare i cretini questi signori dovrebbero accordarsi su una riforma della giustizia che ridia credibilità alla nostra magistratura..».
Pronto? Ghedini è lei?
«Sono sempre Sansonetti e gliene dico un’altra: basta con le campagne di stampa ultraforcaiole che non contribuiscono al buon nome “liberale” dell’Italia all’estero...
Il buon nome liberale. Sansonetti rinsavisca!
«Io sono rinsavito nell’89, quando ho iniziato a pensare che la grande frontiera da conquistare dal comunismo era il liberalismo. Solo che mentre pensavo così, la sinistra ha iniziato a fare il percorso inverso, e a dire che bisogna inasprire le leggi, che bisogna evitare gli indulti, che non bisogna scopare...».
Direttore!
«Ma ce lo ricordiamo il caso Noemi? Questi vogliono solo mandare in prigione Berlusconi!».
«Questi» sono sempre i suoi amici, lei invece col premier ha un certo feeling.
«Io faccio contro di lui battaglie politiche e non personali. Insomma, processiamolo pure, ma non è su Noemi o su Ruby che lo vinceremo».
Ricapitolando: o lei non è più amico dei suoi amici o i suoi amici sono cambiati.
«La verità è che al centrosinistra del comunismo è rimasto lo stalinismo, ma senza la rivoluzione».
Bum.
«Scusi, guardi la Fiat».
Sull’accordo di Pomigliano il Pd si è spaccato.
«Magari si fosse spaccato! Qualche voce si è smarcata, ma la verità è che il Pd, che è spaccato su tutto, s’è ricompattato su questo accordo mostruoso, il primo vero atto illiberale degli ultimi anni!».
Par di capire che lei sta con la Fiom...
«Sì ma il punto non è chi ha ragione. Il punto è che un sindacato è stato estromesso dalla dialettica sindacale, violando la democrazia. La logica è: chi non accetta l’accordo è fuori, e così le regole sindacali le detta il padrone. E il Pd che fa?».
Applaude.
«Quelli riducono da 10 a 3 minuti la pausa in fabbrica per pisciare e il Pd si ricompatta su una logica filopadronale. Dimostrando che il proprietario lì è la Fiat»
Il Pd in mano alla Fiat?
«In senso politico, sì».
Consigli per gli acquisti?
«Ma cosa vuole che le dica, mica sono capace. Si figuri che avevo consigliato a Vendola di entrare nel Pd e prenderne la guida».
Idea sbagliata?
«Il Pd ormai è perduto. Non ha più nulla né di moderno né di sinistra: è vecchio, reazionario e padronale».
Lei tifa Vendola, che però non disdegna il dialogo con l’Udc.


«Non mi illudo che le maggioranze si costruiscano senza alleanze. E per governare si può scendere a compromessi, se si fa alla luce del sole. Ma per farlo bisogna avere un’identità certa, che il Pd non ha. Di preciso qui c’è solo il berlusconismo».

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