La sinistra vuole Pisanu regista dell’intelligence

Minniti e Bianco spingono il ministro ai vertici del Copaco

Marianna Bartoccelli

da Roma

Per la sinistra non ci sono dubbi. Dovrà essere il ministro uscente dell’Interno, Beppe Pisanu, di Forza Italia, a presiedere il Comitato parlamentare di controllo dei servizi di sicurezza. Lo invocano sia Enzo Bianco della Margherita che Marco Minniti dei Ds. Per i due esponenti del centrosinistra è il candidato migliore per occupare la poltrona sino ad oggi occupata da Bianco. Del resto anche per il deputato della Margherita la strada è stata la stessa: da ministro dell’Interno del governo Prodi, Enzo Bianco è andato a fare il presidente del Copaco, in un governo di centrodestra. Ed Enzo Bianco presidente uscente del Copaco si trova assolutamente d’accordo su questa indicazione con il responsabile sicurezza dei Ds, Marco Minniti.
L’incontro di entrambi è sulle pagine di Europa, il quotidiano della Margherita in edicola ieri, che dedica il suo paginone centrale alla riforma dei servizi segreti. Riforma che sino ad oggi non c’è stata, malgrado siano tutti consapevoli della necessità di rendere più efficace e aderente alla necessità dei tempi il settore della sicurezza nel Paese. «L’intelligence - spiega Bianco sulle pagine del quotidiano della Margherita - è lo strumento che consente, con analisi, informazioni e ogni altro mezzo consentito dall’ordinamento, di contrastare le minacce alla sicurezza dello Stato, agli interessi del nostro Paese e ai cittadini. Nello scenario moderno è di gran lunga il più efficace per combattere la nuova forma di guerra del XXI secolo, nella quale non c’è una dichiarazione di guerra, non c’è un teatro di guerra e gli eserciti tradizionali non bastano più: può essere colpito ogni posto, ogni paese, ogni città, in qualunque momento e senza nessun preavviso».
«Nella storia dell’intelligence italiana e mondiale - replica Minniti - ci sono due grandi spartiacque che coincidono con due date: l’89, la fine del blocco dell’Est, il crollo del Muro di Berlino che ha cambiato lo scenario delle ragioni e delle finalità dell’intelligence italiana e di quella planetaria; e poi l’11 settembre, che ha modificato la storica differenza tra la sicurezza interna e quella esterna di un Paese».
Bianco e Minnitti lanciano così la candidatura del ministro dell’Interno uscente, e parlano della necessità di una «nuova intelligence»: agenzie separate, articolate per funzioni o per tematiche, ma con un’unica dipendenza funzionale e politica dalla Presidenza del Consiglio e assunzioni non più soltanto dalla pubblica amministrazione, ma anche dalle università e dalle imprese, secondo criteri trasparenti e controllabili dall’apposito organismo parlamentare. Entrambi individuano nella rottura tra ministro degli Interni e quello della Difesa, ma anche nello scontro continuo tra ministeri, il fallimento della riforma. «Così si è arrivati alla paralisi - sostiene Minniti - e il Paese è più debole di fronte al terrorismo».
Allo stato attuale le strutture che si occupano di informazioni e sicurezza della Repubblica sono tre: il Sismi, servizio per la sicurezza militare, che dipende dal ministro della Difesa e dal 15 ottobre è diretto dal generale della Finanza, Nicolò Pollari. Il Sisde, servizio per le informazioni e la sicurezza democratica, che dipende dal ministro dell’Interno, e che da ottobre 2001 è guidato dal generale dei carabinieri Mario Mori. Terza struttura è il Cesis, che ha compiti di raccordo delle informazioni e interfaccia tra l’intelligence e le altre amministrazioni. A capo del Cesis c’è il prefetto Emilio Del Mese.

A queste va aggiunto il Ris, creato nel 1997, struttura di informazione e sicurezza a livello interforze. Il Copaco, alla cui presidenza sembra ormai designato l’ex-ministro Pisanu, è la struttura di controllo parlamentare delle strutture dei servizi.

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