La sinistra vuole spegnere l’Italia

Franco Battaglia

Firmato da una decuria di senatori dell’Unione (Verdi, Margherita e comunisti di varia estrazione) - in testa il senatore Ronchi, ex esponente di Democrazia proletaria - e anticipato da un immancabile preambolo, è stato depositato in Senato un disegno di legge su fonti rinnovabili e risparmio energetico. Me ne informa un collega che - mette le mani avanti - mi assicura di non farlo con l’intento di rovinarmi la giornata; che, grazie a Dio, mi riserva sufficienti piaceri per essere rovinata financo dalla constatazione che c’è chi lavora per costruire la nostra fossa.
Un preambolo di chiarimenti sarebbe effettivamente necessario, tanto ricco è, quel disegno di legge, di castronerie tecnico-scientifiche; delle quali non intendiamo incolpare il povero Ronchi da cui, laureato in sociologia, non si può pretendere di più. Peccato che anche il preambolo, quanto a castronerie, non è meno avaro: «Anche in Italia il cambiamento climatico è già causa di rilevanti danni e serissimi problemi», recita, solenne, l’incipit di quel preambolo. Come fare, allora, per evitare «piogge intense, trombe d’aria e temperature elevate che, in certi periodi si verificano?», si chiede il sociologo Ronchi. «Bisogna applicare il protocollo di Kyoto e ridurre il consumo dei combustibili fossili», sentenzia convinto. «E come si riducono quei consumi, senza compromettere la qualità della nostra vita?», incalza. «Aumentando l’efficienza energetica», conclude.
Non capisco nulla delle affermazioni fatte - anzi, avrei elementi per negarle a una a una - ma voglio adeguarmi e darle tutte per buone. Alla consequenzialità logica, però, non voglio fare sconti: premesso che l’efficienza è una gran cosa, sfugge a Ronchi che l’aumento di efficienza non riduce i consumi, e così è in ogni settore. Energetico incluso: la nostra efficienza energetica è, oggi, ben superiore a quella di 30 anni fa, ma i consumi d’energia sono aumentati. Ne basta e avanza per cestinare l’intero disegno di legge.
Che comprende 18 articoli, il secondo e il terzo dei quali - chiarisce il preambolo - «introducono il modello tedesco sulle fonti rinnovabili, quello che in Europa ha prodotto i migliori risultati». Bisogna sapere che la produzione elettrica italiana è, per il 18%, da fonti rinnovabili, mentre quella tedesca lo è per il 9%. Gli articoli 2 e 3 sono quindi da riscrivere.
«L’articolo 5 - recita il preambolo - pianifica la riduzione del 3% l’anno dei consumi di energia primaria». Ora, siccome il consumo annuo italiano si attesta oggi a 200 Mtep (megatonnellate equivalenti di petrolio), la riduzione immaginata nel preambolo sarebbe di 6 Mtep/anno. L’articolo 5 immagina però una riduzione di 3 Mtep/anno, che è dell’1,5% e non del 3%. L’articolo 5 andrebbe forse riscritto. Non ho usato il verbo «immaginare» a caso: ridurre del 3% l’anno i nostri consumi energetici significa portarli dai 200 Mtep attuali a 100 Mtep fra 23 anni, mentre la più prudente delle analisi ci assicura che i 200 Mtep di oggi saranno, fra 23 anni, 300 Mtep e non 100 come, appunto, immaginano Ronchi e compagni. L'articolo 5 va decisamente riscritto.
Tutti gli altri articoli ci dicono come faremo a spendere tutto il denaro che serve spendere per attuare quei fantasiosi obiettivi. Preparatevi a rottamare per legge (articolo 7) frigoriferi, lavatrici, lavastoviglie e caldaie (400 milioni di euro l’anno). Attendetevi, quanto prima, bollette energetiche rinnovate, nel senso che dovrà apparire in esse, per legge (articolo 8), la dicitura «informativa-educativa»: «Il risparmio d'energia riduce i costi e difende l'ambiente». In cambio di campagne «informative-educative» di questa natura, le casse delle associazioni ambientaliste e dei consumatori verranno beneficiate di 10 milioni di euro (sempre articolo 8).
Per avere un consenso «indipendente» sul fatto che quanto sopra, contrariamente a quanto stiamo qui sostenendo, fantasia non è, il disegno di legge (articoli 12 e 13) prevede l’istituzione di un «Consiglio superiore per l’Energia» (superiore a cosa non è dato sapere) e di una «Agenzia per l’Energia» (ma non esiste già l’Enea?) con una previsione di spesa di 73 milioni l’anno.


Ma da dove prenderanno mai tutte queste palanche? Dalla vostra bolletta elettrica, ad esempio: oltre la carota della fantasiosa frase sopra riportata, riporterà anche, negli anni a venire, a mo’ di bastone, un aumento di 300 euro l’anno (articolo 18). Ma anche dagli aumenti della benzina (744 milioni l’anno, prevede l’articolo 18).
Non ho parole se non queste che, venendo dal cuore, reputo le migliori: che qualcuno li fermi.

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