Società comunali da privatizzare Il fronte del no è tutto a sinistra

Basta «parole in libertà sul destino delle aziende partecipate», ha bacchettato la giunta Pisapia il capogruppo del Pd Carmela Rozza. «No a una deriva ultraliberista» le fa eco da Palazzo Isimbardi il vicecapogruppo del Pd Roberto Caputo. Mentre Basilio Rizzo, coscienza storica della sinistra milanese, dal suo scranno di presidente del consiglio comunale invita a lasciar perdere il «gioco del carciofo» che sfogliando una società alla volta, lascerà nudi i cittadini. E così la proposta dell’assessore Bruno Tabacci di cedere una parte della quota di A2A in mano al Comune, trova ben più opposizione a sinistra che nel centrodestra. Dove l’ipotesi della liberalizzazione dei servizi e delle società non desta poi tutto questo scandalo. «Ormai le forniture di gas ed energia elettrica - ragiona il capogruppo pdl Carlo Masseroli - sono liberalizzate e dunque il possesso di A2A non porta vantaggi ai milanesi. Anche perché non è detto che proprio qui possano trovare i prezzi migliori vista l’abitudine di usare queste società come occasioni per poltrone e bancomat dove prelevare periodicamente dividendi straordinari per ripianare bilanci in rosso, facendo solo gli interessi di una pubblica amministrazione che non vuole dimagrire». Ma sul progetto non c’è contrarietà. «L’importante - spiega Masseroli - è che la direzione sia quella dell’uscita delle pubbliche amministrazioni dalla governance per accentuare il ruolo delle authority e garantire il libero mercato». Allora il piano di Tabacci va bene? «No, perché è una partita non chiara che vuole perseguire un consociativismo democristiano che porti a creare una grande azienda del Nord. Un modello che non funziona». La proposta del Pdl? «Apriamo un dibattito serio».
Quello che si farà a sinistra dove è stato convocato un tavolo per discuterne. Soprattutto dopo l’uscita choc dell’assessore «arancione» Franco D’Alfonso che oltre a cedere A2A, chiede a Pisapia di riprendersi Amsa, la società che si occupa del trattamento rifiuti e di temi ambientali molto più vicini, spiega D’Alfonso, ai milanesi. Ma lo stop arriva anche da Sinistra ecologia e libertà, il partito di riferimento del sindaco Pisapia. Con una lettera aperta all’assessore Tabacci, il coordinamento provinciale a firma di Daniele Farina chiede «di orientare lo sguardo più che sulla cessione, sulle strategie della società, sulle sinergie e sulle alleanze possibili, puntando in quella direzione anche per tentare di cambiare norme quantomeno superate, come oggi è il Patto di stabilità». Perché di fronte c’è un bilancio 2012 da brivido, per cui la giunta Pisapia sta cercando 500 milioni di euro che, nonostante nuove tasse e rincari di tariffe, ancora mancano all’appello. Con Sel che chiede di non sacrificare A2A per non rinunciare «alla possibilità del Comune di influire su scelte di importanza strategica per il nostro futuro, non soltanto in campo energetico». Poi la polemica. «Scelte - dice la lettera - che qualche tuo improvvido collega di giunta ha reputato “incomprensibili e roboanti avventure” e che invece riteniamo fondamentali lungo un ragionamento sulle prospettive di A2A e nostre». È tempo di «tentare una strada diversa da coloro che, sotto le insegne apparentemente obbligatorie del “o si vende o si tassa”, con singolare miopia ci costringeranno a fare entrambe le cose».


E così l’ex vicesindaco Riccardo De Corato può parlare di «squallida confusione nel centrosinistra». Più grave perché «mentre tra loro si tirano fendenti, non si ricordano che il titolo di A2A è quotato in Borsa, con tutto quello che ne consegue».

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