La sparata: fucilare gli sciacalli dell’alluvione

TrevisoSe l'obiettivo era quello di alzare il tiro, è proprio il caso di dirlo, sugli sciacalli che depredano le case degli alluvionati, il presidente della Provincia di Treviso, Leonardo Muraro, può dirsi soddisfatto. Ora tutti, nei bar e nei palazzi delle istituzioni venete parlano della sua proposta molto semplice, pronunciata in diretta tv ad Antennatre Nordest: «Questi qui andrebbero lasciati ai padovani. In questi casi io sono per la pena di morte, per la fucilazione: darei alle forze dell'ordine l'autorità di provvedere all'esecuzione sul posto dei colpevoli. Ci sono dei casi gravi in cui si applica la legge marziale, mi pare che qui ci siamo».
Lo spunto è un episodio di cronaca accaduto a Bovolenta, nella bassa padovana, dove l'esondazione del Bacchiglione ha ridotto sul lastrico decine di famiglie e messo in ginocchio le tante piccole aziende che ancora non sanno se riusciranno a ottenere una dilazione (dicesi dilazione) del termine di pagamento delle tasse. Qui, in mezzo a gente che cercava di pulire dal fango le poche cose salvabili, la polizia ha bloccato un furgone con a bordo tre serbi e un repertorio di oggetti rubati da quelle case disastrate, tra cui quattro macchine fotografiche e un candelabro che andavano ad aggiungersi a un magazzino, pare, già ben fornito.
L'indignazione di Muraro, leghista razza Piave, è uscita di botto: «Fuciliamoli». L'ispiratore ideologico e amministrativo di Muraro, Giancarlo Gentilini, ex sindaco sceriffo di Treviso, l'ha quasi rimproverato. Non per aver esagerato, ma per essere stato un po' troppo morbido e per essersi impossessato di un copyright che spetta di diritto proprio a Gentilini. «Nessuna pietà per gli sciacalli - ha attaccato lo sceriffo - andrebbero fucilati sul posto come in tempo di guerra senza pietà e senza processo. Sono stato io il primo a lanciare questa proposta quando molti miei concittadini, per l'alluvione, avevano perso tutto. Servono decisioni drastiche, non chiacchiere».
A Treviso sono fatti così, le sparano, a parole, sempre grosse e poi sul campo dimostrano saggezza operativa. Non è un caso che Gentilini, Muraro, Gobbo, lo stesso Zaia vengono votati con continuità da decenni, facendo della Marca trevigiana una delle maggiori roccaforti della Lega Nord. Vuoi vedere che qui sono tutti fucilatori di sciacalli e di immigrati? «Sono cose che si dicono - commenta il sindaco di Treviso, Giampaolo Gobbo, uno che la settimana scorsa aveva indicato nello sciopero fiscale una moderata forma di protesta contro l'insensibilità romana nei confronti del Veneto ferito -. È come quando si dice vai a farti ammazzare. In Italia non esiste la pena di morte e quindi bisogna vedere in che senso l'ha detto. Credo che, come me, pensi che bisognerebbe sbatterli in carcere e lasciarli dentro».
Già, chi non la pensa così? Beh, parecchi, a giudicare dalle reazioni che arrivano dal centrosinistra. Paolino Barbiero, per esempio, segretario generale della Cgil in passato addirittura accusato di filoleghismo, e ora tornato politicamente corretto. «Se a rubare fossero stati italiani - ha detto - Muraro non avrebbe avuto alcun dubbio sulle procedure da applicare». Laura Puppato, capogruppo per il Pd in Consiglio regionale, rincara la dose: «Per scagliarsi contro gli sciacalli Muraro si è trasformato lui stesso in avvoltoio demagogico e dannoso».
Parole forti, provocazioni inapplicabili e inaccettabili quelle del presidente della Provincia di Treviso. Chiamatele come volete.

Se però chiedete cosa pensano di queste esternazioni fuori dal mondo gli alluvionati di Bovolenta, quelli che sono ancora lì a cercare di recuperare un tornio o un passeggino dal fango puzzolente, troverete un consenso rabbioso, ma per fortuna solo simbolico. Nessuno da queste parti imbraccerà mai un fucile.

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