Speculazioni su Tremonti e titoli di Stato: ecco chi sono i mandanti dell’attacco all’Italia

Guerra Usa-Ue dietro le speculazioni su Tremonti e i titoli di Stato. Una strategia al massacro alimentata anche dalle bugie della sinistra. Il Cav deve confermare la fiducia negli obiettivi 2014 se no gli attacchi continuano. L'autodifesa di Milanese: "E' la vendetta di Viscione"

Speculazioni su Tremonti e titoli di Stato: 
ecco chi sono i mandanti dell’attacco all’Italia

L’attacco ai titoli del debito pubblico italiano, scattato amplificando le notizie del tribunale di Napoli, fa parte di una strategia di speculazioni e di una guerra fra monete che sta inquinando i mercati internazionali, favorita dal costo del denaro a breve termine sul dollaro offerto alle banche dalla Federal Reserve, che è quasi zero. Vendere al ribasso, allo scoperto, in queste condizioni e senza parametri patrimoniali costa molto poco. E se lo si fa contro l’euro si aiuta l’impiego in dollari, che è in crisi.

Gli Usa continuano a stampar dollari perché la disoccupazione rimane al 9% nonostante il deficit del bilancio oltre il 9%. Il debito pubblico sul Pil sta superando il livello consentito dalla legge vigente. Il presidente Barak Obama, che ha perso la maggioranza nel parlamento, non riesce ad ottenere una nuova legge che autorizza ad accrescere il rapporto del debito sul Pil, perché i repubblicani la concederebbero solo in cambio di drastici tagli nelle spese.
La finanza cinese e di altri Stati emergenti con grosse riserve valutarie hanno bisogno di investire i surplus in titoli diversi da quelli in dollari. Così interessano gli investimenti in euro. La debolezza della Grecia e dell’Irlanda ha consentito di scatenare una speculazione sui loro debiti pubblici con operazioni di vendita a termine dei loro titoli che si basano sul fatto oggettivo che gli Stati in questione e le loro banche sono deboli.

Queste speculazioni hanno reso parecchio e hanno costretto gli Stati dell’euro zona ad intervenire con prestiti a Irlanda e Grecia, ai quali l’Italia ha contribuito per il 17%. La speculazione dopo avere sfruttato queste opportunità, spremendole per quanto possibile, si è indirizzata al Portogallo, che è in situazione difficile ma meno critica. Nonostante queste operazioni che fruttano a chi le fa e forse alle agenzie di rating ora sotto inchiesta avendo diffuso valutazioni tendenziose, l’euro è quasi a 1,5 con il dollaro. E giovedì Jean-Claude Trichet, presidente della Bce, ha elevato il tasso sull’euro allo 1,5 rendendo più attrattivo l’investimento in euro rispetto al dollaro. Ha anche lodato la manovra finanziaria italiana.
La speculazione finanziaria sembrava in una impasse. Ma ecco la crepa, data dalla notizia che Giulio Tremonti è indebolito e dalla invenzione per cui la sua manovra è criticata da Silvio Berlusconi e altri nella maggioranza non per certe sue modalità, ma per la sua dimensione.

E la notizia che secondo il Pd la manovra tremontiana sarebbe inferiore al necessario di 20 miliardi nel 2014 (comunque allora il deficit sarebbe lo 1,5% del Pil; non credo che un Paese con questo deficit sia incapace di onorare i debiti). A ciò si è aggiunta la notizia che le Regioni protestano per i tagli a loro carico. Concludendo, la speculazione al ribasso ha operato sulla presunzione che Tremonti cada o sia indebolito e che la sua manovra, che già sarebbe incompleta, verrebbe ancora annacquata.

Berlusconi e Tremonti si sono incontrati, chiarendo che non ci sono discordie. Ma ciò non basta. Lunedì, questa speculazione continuerà se non si daranno le comunicazioni giuste.

Berlusconi, i suoi ministri, i leader dei partiti di maggioranza, debbono affermare che essi condividono gli obbiettivi di pareggio al 2014 e che le modifiche parlamentari saranno a saldi invariati. Berlusconi deve opporre alla speculazione la diga della coesione della maggioranza, garantendo che essa onora i suoi debiti e difende il risparmio.

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