La musica napoletana piange l'ultimo dei suoi grandi maestri, Fausto Cigliano, chitarrista di vaglia, con vocalità morbida e precisa, capace di affrontare tutti i classici della canzone partenopea. Ma Cigliano rimarrà nella storia della musica anche per aver lanciato, Sanremo del 1964, E se domani di Carlo Alberto Rossi e Giorgio Calabrese, diventato poi un grande successo di Mina.
L'artista è morto ieri a Roma dove viveva da tempo, all'ospedale Gemelli, a 85 anni. Aveva coltivato, sin da bambino, la passione per il canto. Era però soggetto a crisi asmatiche e dovette accontentarsi di seguire le performance canore dei suoi fratelli maggiori che facevano parte del coro del San Carlo. Intrapresi gli studi di ragioneria, però, un compagno di classe gli regalò la prima chitarra. Guarito dall'asma debuttò nell'orchestra di Lello Greco specializzata negli «slow»della nuova canzone napoletana del dopoguerra. Nel 1955 dopo una stagione estiva a Ischia superò un'audizione Rai e iniziò a partecipare frequentemente trasmissioni radio televisive. Nel 1956 debuttò come cantante-chitarrista al Festival di Napoli dove fu chiamato con Amedeo Pariante e Sergio Centi per «riassumere» i motivi in gara. Esperienza ripetuta l'anno successivo con Armando Romeo e Ugo Calise. Nel 1959 invece è in gara e vince il Festival di Napoli, in coppia con Teddy Reno, con il brano Sarra' chi sa, scritto da Roberto Murolo. Sempre quell'anno balzo nazionale, approdando al Festival di Sanremo, e portando in finale con Nilla Pizzi la canzone Sempre con te, composta nuvoamente da Roberto Murolo. Nel 64 un altro Sanremo, dove lanciò E se domani. Negli anni Cinquanta si conquistò anche una visibilità da grande schermo partecipando anche a numerosi film: Classe di ferro di Turi Vasile, Guardia, ladro e cameriera diretto da Steno, Ragazzi della marina di Francesco De Robertis e il precursore dei musicarelli: Cerasella di Raffaello Matarazzo.
Dopo lottò contro il declino della canzone napoletana, per trent'anni divise con la chitarra di Mario Gangi il compito di preservare un'arte antica.
John Turturro lo aveva voluto nel 2009 interprete di Marzo ai piedi del Caravaggio al Pio Monte della Misericordia. Poi il gentleman della melodia aveva abbandonato a un concerto sul palco del teatro Trianon. Si era accorto di faticare con la chitarra, di essere tradito dalla memoria. Maestro anche nel fermarsi.
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