Portare il genere factual nella tv generalista è una sfida che non tutti avrebbero raccolto. Caterina Balivo a suo tempo l'ha accettata, «eravamo in quattro a crederci, io, l'allora direttore di rete Angelo Teodoli, Endemol e... mio marito». E invece Detto Fatto è alla sua quinta edizione e, a livello di ascolti, sta raccogliendo finalmente i suoi frutti. «Nell'ultima settimana siamo arrivati a una media del 7,7 per cento di share. Lunedì scorso abbiamo raggiunto l'8,3 per cento. Il trend è in continua crescita», dice la conduttrice. Un risultato consistente se si pensa che lo scorso anno, in questo periodo, il programma stava su una media del 6 per cento, e quest'anno è cresciuta di un punto. Nel frattempo è cambiato non solo il programma, ma anche la stessa Balivo. «Sono più buona e questa cosa mi distrugge», racconta con ironia. Si definisce «meno fumantina di un tempo e molto più preparata».
Come vive questi buoni ascolti?
«Sono stati anni molto duri per noi, pochi spettatori conoscevano il linguaggio del tutorial. Abbiamo portato un tassello diverso alla tv generalista. E un inizio stagione così alto non l'avevamo mai registrato».
Secondo lei perché questo successo?
«Abbiamo trasformato Detto Fatto in un contenitore ricco di esterne e di storie da raccontare, con cinquanta tutor in più. E vado fiera anche dei temi che trattiamo, come l'ecosostenibilità. Abbiamo portato il termine green in tv. Poi siamo stati i primi a parlare di donne curvy, già cinque anni fa facevamo sfilare taglie 44-46. Insomma, facciamo una tv nuova».
Quanto le è costato questo impegno negli ultimi anni?
«Sicuramente mi sono persa un po' dell'infanzia di mio figlio Guido Alberto. Ora sto cercando di recuperare. E poi mi è dispiaciuto aver dovuto cambiare due terzi degli autori e tutta la redazione. Ma nei programmi quotidiani vincono idee nuove, diverse, non avendo soldi per pagare gli ospiti».
Cosa pensa della concorrenza forte di Uomini e Donne e La vita in diretta?
«Non li abbiamo mai vissuti come competitor, abbiamo dei target diversi. Detto Fatto ha anche un forte aggancio con i social, che altri non hanno».
A proposito, lei stessa è una web-star mancata. Sui social va fortissimo.
«Sì, li uso per fare passare qualche messaggio. Parlo di educazione al cibo per i bambini, solidarietà, idee green. E nuovi look, vedi i capelli rosa con cui ho aperto la mia stagione tv...»
Andiamo indietro. Come ricorda quel periodo dal 2011 al 2013 lontano dalla tv?
«Lavoravo da dieci anni in tv, e pure bene, poi all'improvviso sono rimasta a casa. Ecco, quando sono molto stanca per il lavoro, penso a quei momenti e a quanto ne ho sofferto. Come si dice, così la stanchezza mi passa...»
Il direttore di Raiuno Andrea Fabiano, secondo Dagospia, avrebbe un debole professionale per lei. La sua casa, Caterina, è Raidue?
«Sicuramente il mio obiettivo è arrivare a maggio con Detto Fatto al top. Faremo nuove interviste, presto verrà da noi anche l'olimpionica Bebe Vio. In ogni caso i programmi non sono dei conduttori, ma delle reti. Vorrei che la pensassero così anche tutti i miei colleghi. Raidue è la mia dimensione ideale, ma non la mia casa. La mia casa è quella con mio marito e mio figlio. Non so cosa succederà nel mio futuro».
Ha detto che rivorrebbe un programma di interviste.
«Ho condotto programmi come Festa Italiana e Pomeriggio sul 2 troppo presto per la mia età e li saprei fare molto meglio adesso. A volte mi guardo indietro e penso a come abbia fatto a fare tutto da sola, prendevo decisioni importanti senza consultare nessuno».
E oggi?
«Oggi ho dei collaboratori, cerco di più il confronto. Un tempo forse ero troppo sicura. In realtà, ero soltanto una ragazza di paese catapultata in tv, un mondo che volevo fortemente. La parola gay l'ho sentita per la prima volta a 19 anni, arrivata a Roma. Poi sono stata presa da un vortice. Facevo un provino e via, mi prendevano subito».
Parliamo di privato.
Ha raccontato di aver vissuto in silenzio, due anni fa, un momento molto delicato, in cui ha perso un figlio. Sogna ancora di dare un fratellino a Guido Alberto?«La maternità è un dono, tutte le donne dovrebbero avere la possibilità di diventare mamme. E spero tanto mi ricapiti».
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