Belli, puliti, cattivi. Ecco le rockstar che fanno paura ai conformisti

Dagli U2 degli esordi a Van Morrison, chi suona uno spartito "politicamente scorretto" viene messo al bando Come ora Nick Cave e Lynyrd Skynyrd

Belli, puliti, cattivi. Ecco le rockstar che fanno paura ai conformisti

Il rock è il genere musicale dove regna incontrastato il conformismo. Decenni prima dell'avvento del politicamente corretto, il manuale della perfetta star era già stata compilato e prescriveva nichilismo, rabbia, aggressività, ambiguità sessuale, ascesa (più spesso discesa) verso paradisi artificiali, posizioni politiche di sinistra, più o meno radicale. Gli annali sono ricchi di storie relative a gruppi che provarono a suonare uno spartito diverso, talvolta riuscendoci. Gli U2, bravi cristiani timorati di Dio, furono accolti da un coro di sberleffi ma misero a tacere tutti con una serie di dischi memorabili. Sua Bobbitudine, Re Dylan, premio Nobel per la letteratura, si convertì al cristianesimo, reclutò una band strepitosa per predicare il Bene in tour e fu accolto male, per usare un eufemismo. I Rush provarono a diffondere la parola libertaria di Ayn Rand e passarono il resto della carriera a spiegare di non essere fascisti.

Non dobbiamo dunque stupirci delle reazioni indignate che hanno accolto il nuovo disco di Van Morrison, vecchia gloria irlandese dedita al soul e a ogni tipo di musica nera. Latest Record Project in sé non è differente dal solito, Van Morrison fa sempre lo stesso disco, mediamente buono, con frequenti escursioni nell'ottimo e qualche puntata nel sublime (Moondance, Astral Weeks). La formula però non cambia mai, specie nell'ultimo periodo: la gran voce di Van Morrison interpreta un repertorio autografo ma fortemente influenzato dai classici della musica nera. Latest Record Project non fa eccezione. Dunque, dov'è il problema? Perché questo album è tanto brutto e i precedenti (identici) erano tanto belli? È presto detto. Van Morrison ha avuto la cattiva idea di dire come la pensa sul lockdown (una misura sbagliata), sull'informazione catastrofista, sui social media, sulla necessità di riprendere a vivere nonostante il Covid. Risultato: ha fatto il pieno di recensioni ideologiche che non hanno niente a che vedere con la critica musicale. I più onesti hanno insultato Van Morrison senza neppure prendere in considerazione i brani. L'irlandese è stato tacciato di populismo, negazionismo (del Covid), complottismo e, in una gara a chi la spara più grossa, addirittura antisemitismo, lui che ha fatto i suoi dischi più belli con il produttore Lewis Merenstein, ebreo.

Nick Cave pubblica tra pochi giorni un album a quattro mani con il collaboratore di lungo corso Warren Ellis. Cave è un avido lettore della Bibbia, la sua più grande influenza, e i suoi dischi recenti hanno un forte afflato spirituale, dovuto anche alla morte del figlio adolescente. Adesso, nel nuovo Carnage, ispirato alla pandemia, mette in fila una serie di eccezionali brani gospel, dove rivisita la musica sacra popolare in chiave elettronica. Le canzoni sono così intense che farebbero piangere una statua. Problemi? Ma certo. Nick Cave è diventato noioso, e giù a rimpiangere gli anni in cui la star australiana correva dritta verso l'autodistruzione o gli anni in cui il dolore era incanalato nelle rassicuranti murder ballads (ballate di morte e omicidio). Niente. Il sacro non può avere a che fare con il rock. D'altronde è stato messo all'angolo nella vita quotidiana, perché l'arte dovrebbe fare eccezione? Chi non ci sta, e va a pregare, sarà un cretino o un ipocrita, così dice il conformista dei nostri giorni.

Ultimo caso. I Lynyrd Skynyrd sono la band preferita dei redneck americani. Redneck: collo rosso, scottato dal sole. Si indica con questo termine spregiativo il cittadino del Sud, non tutto il Sud, quello che va da Georgia e Virginia fino al Texas. Nella cultura americana, il redneck è uno zotico conservatore. Redneck sono i sostenitori di Trump, complottisti e armati fino ai denti, nello stereotipo creato dalla stampa. Redneck sono gli eredi dei Confederati che furono sconfitti dai nordisti nella Guerra civile. Oggi a stento viene tollerata la bandiera sudista, considerata un simbolo razzista. Ai tempi d'oro dei Lynyrd Skynyrd, metà anni Settanta, la bandiera sudista sventolava direttamente sul palco. È appena uscito il dvd (con album annesso) Live at Knebworth, registrato nel 1976, poco prima che mezza band morisse in un incidente areo. I Lynyrd eseguono i classici, in particolare le amatissime Sweet Home Alabama (una risposta alle accuse di razzismo mosse da Neil Young in Alabama) e Free Bird.

I Lynyrd sul palco erano una macchina da guerra tarata per reinterpretare, con tre chitarre favolose, in chiave hard rock i classici country e soul del Sud. Gli inglesi convenuti a Knebworth sembrano apprezzare e qualcuno sfodera la bandiera oggi contestata. Non ditelo a nessuno, non si sa mai che Live at Knebworth venga ritirato dal commercio...

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