«La vita è una musica meravigliosa - dice Ezio Bosso -; e la musica è una vita meravigliosa». Esattamente i sentimenti che si provano vedendo l' allievo di Claudio Abbado mentre dirige la sua orchestra, l' Europa Filarmonica. Lo stesso entusiasmo per la musica che il pubblico ritroverà in Che storia è la musica: coraggioso esperimento di prima e seconda serata, unite ed interamente dedicate ad un programma sulla musica classica, domenica su Raitre. «Ma non un concerto, e neppure un talk spiega il direttore di rete, Coletta - quanto un racconto. La Quinta e la Settima Sinfonia di Beethoven eseguite, commentate, vissute da Ezio Bosso, grande affabulatore, assieme ai suoi musicisti» «L'idea mi è venuta racconta il maestro - durante le prove aperte che tengo. La nostra orchestra è una comunità. Condivide tutto. Per questo le prove sono momenti di duro lavoro; ma anche di intensa condivisione e straordinario divertimento». Lo stesso principio la concertazione e l'esecuzione delle due sinfonie beethoveniane fatte alla presenza del pubblico del teatro Verdi di Busseto (la cui platea è stata smantellata per accogliervi l'orchestra) - è alla base del programma, ideato da Bosso con Angelo Bozzolini. Intento non solo divulgativo; soprattutto inclusivo. «In fondo è l'uovo di Colombo commenta Bosso -; parlare della musica con amore, dolcezza e divertimento può servire a farla conoscere meglio. E quindi amare di più». Allo scopo ecco coinvolti nell'operazione ospiti apparentemente slegati (con la sola eccezione di Nicoletta Mantovani) dalla musica sinfonica: Luca Bizzarri, Roby Facchinetti e la figlia Alessandra, Andrea Lo Cicero, Enrico Mentana, Alfonso Signorini, Gino Strada. Ciascuno di loro si confronterà e commenterà con un Bosso inedito conduttore, oltrechè musicista, il proprio rapporto con le note alte.
Nessun particolare rilievo verrà dato, invece, al fatto che il maestro sappia comunicare tanto amore per la vita nonostante
la sindrome neurodegenerativa che l'ha colpito. «Abbado non sopportava che si dicesse che non aveva mai diretto bene come da quando era stato toccato dalla malattia. La stessa cosa è per me. Io sono io. Malattia o meno».
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