«Voi non ci crederete: a me non va più di lavorare. Ho 76 anni, per quanto ancora piuttosto vivaci. Ho fatto tutto nella mia carriera. E non voglio più vivere nell'ansia. Voglio alzarmi la mattina, guardare l'orologio, chiedermi: cosa devo fare oggi? E rispondermi: niente». Così, nonostante lo smagliante successo della prima serie di A raccontare comincia tu (gli incontri «cuore a cuore» che la scorsa stagione l'hanno confermata brillante intervistatrice) Raffaella Carrà non intendeva concedere il bis. «Ho sempre fatto il soldatino. Ma ogni tanto il soldatino deve anche fermarsi. Sono come Fiorello: per troppi anni ho patito l'ansia da prestazione». Inutile: Raitre l'ha convinta a filmare altri quattro incontri ravvicinati ad altrettanti nomi dello spettacolo. Il primo stasera con Renato Zero, su Raitre alle 21,20. E lei ha ripreso a leggere biografie, ripassare filmati, studiare pile di libri («Sono una perfezionista: devo saperne più anche dei miei autori») anche su Loretta Goggi, Luciana Littizzetto e Vittorio Sgarbi. «La formula è rimasta la stessa. L'incontro nella casa dell'intervistato o nel suo camerino - per mantenere un tono d'intimità, di confidenza. I suoi racconti intrecciati ai miei, per fare un dialogo fra amici, più che un'intervista. Perché ho pensato: in cosa posso differenziare le mie interviste da quelle delle intervistatrici vere e famose?». Infine la sua curiosità. «Se questo progetto non avesse continuato ad incuriosirmi, non l'avrei ripetuto».
Dopo i passati tremori davanti a Riccardo Muti e al cospetto di Sophia Loren, il più complesso da intervistare - stavolta - è stato proprio Renato Zero. «Perché non aveva nessuna voglia di parlare degli anni che invece vuol dimenticare, quando la famiglia, sfrattata dal centro di Roma, finì in periferia e tutti lo dileggiavano perché usciva con le piume in testa». Ma piano piano, «col pungolo piuttosto che con la mazza» Raffa ne ha scardinato l'inaccessibile privato. «Non per turbarlo, però. Non voglio provocare il dolore di nessuno». Con Loretta Goggi ha subito trovato una reciproca simpatia, esordendo con: «Dunque io e te eravamo il Bartali e Coppi degli anni '70? In realtà lei è diversissima da me. È assolutamente unica. E sia detto per inciso: Tale e Quale va bene, ma Raiuno dovrebbe farla tornare al centro della scena. Io non ne ho più voglia. Ma lei si».
Ogni domanda è posta da Raffa con semplicità, ma senza complessi
d'inferiorità. Evitando quelle più piccanti. «Quelle che voi giornalisti riservate sempre alla fine dell'intervista. Prima fate i i carini, come se io fossi scema. Poi «ti faccio l'ultima domanda e paf! - arriva la botta vera».
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