Il teatro Valle è fuorilegge. Ora liberiamolo

La richiesta avanzata dagli okkupanti di trasformare il prestigioso teatro romano, di proprietà del Comune, in una Fondazione - e legalizzarne così l'indebita appropriazione - è stata bocciata

Alla fine il Prefetto ha detto no. Nessun riconoscimento giuridico alla Fondazione «Teatro Valle Bene Comune». La richiesta avanzata dagli okkupanti di trasformare il prestigioso teatro romano, di proprietà del Comune, in una Fondazione - e legalizzarne così l'indebita appropriazione - è stata bocciata. E ora? Ora i lavoratori precari, che quasi tre anni fa se l'erano preso (con la tutela morale di Stefano Rodotà e l'appoggio mediatico dei volti noti dello spettacolo, da Gifuni a Jovanotti), dovranno liberare il teatro. Restituendolo, non più ostaggio di un presupposto «bene comune», alla comunità, e magari anche al mercato. È vero: il Valle è stato «occupato» dopo una gestione pubblica fallimentare, le perdite economiche erano pesanti, e l'offerta culturale, a detta di molti, di basso livello. Ma altrettanto incontestabile è che una minoranza di cittadini si è insediata illegalmente in un teatro «di tutti»; che hanno sbarrato le porte persino alla Guardia di Finanza; che - non pagando tasse, bollette e Siae - operano in regime di concorrenza sleale... Insomma, quella del valleokkupato è una battaglia dura, fatta con metodi pessimi.

Ora la legge dice che è finita, e che il Valle va liberato. Eppure, chissà perché, temiamo che la legge, ancora una volta, in questo teatro, non sarà valida. E l'okkupazione continuerà. Con la protezione, interessata, dell'intellighenzia.

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