Da Dracula a Blade fino a Twilight: l'evoluzione del vampiro

Blade è un film d'azione incentrato su un cacciatore di vampiri: il film si inserisce in una lunghissima tradizione narrativa di Non Morti che popolano il cinema e le serie tv

Da Dracula a Blade fino a Twilight: l'evoluzione del vampiro

Blade è il film del 1998 diretto da Stephen Norrington e rappresenta il primo capitolo di una trilogia cinematografica. La pellicola, che va in onda questa sera alle 20.59 su 20 Mediaset, è ispirata al personaggio dell'omonima serie a fumetti targata Marvel.

Blade, la trama

Nel 1967, in una metropoli oscura e violenta, una donna incinta subisce l'attacco da parte di un vampiro, che la morde per nutrirsi del suo sangue. L'evento traumatico causa nella donna un parto prematuro che la uccide; il bambino, invece, riesce a sopravvivere e Blade (Wesley Snipes), trent'anni dopo questi fatti, lavora come cacciatore di vampiri, mansione che riesce a esercitare con un certo successo grazie al fatto di possedere forza e abilità simili a quelle dei vampiri. Per questo, nel corso degli anni, si è guadagnato il soprannome di Diurno. Ed è con questa autorità che Blade entra in un covo di vampiri di Detroit, dove fa una carneficina. A causa, però, dell'arrivo imminente della polizia - ignara dell'esistenza di creature soprannaturali nel reticolo della città - Blade è costretto a lasciare in vita un vampiro. Quest'ultimo viene portato in ospedale dove uccide parte del personale medico e si nutre dell'amatologa Karen, prima di darsi alla fuga. Blade porta la donna in un luogo sicuro dove la sottopone alle cure dell'amico Abraham (Kris Kristofferson), l'uomo che lo ha addestrato a diventare una minaccia per i Non-Morti. Intanto, nell'ombra, il vampiro Deacon Frost (Stephen Dorff) comincia a pianificare una guerra tra umani e vampiri.

I mille volti del vampiro

Il cinema pullula di pellicole abitate da non-morti, creature immortali che si nutrono di sangue umano per preservare un'immortalità basata sull'omicidio. Sin dagli albori dei racconti orali prima e della letteratura poi, il vampiro è diventato una creatura in grado di affascinare il pubblico. Da una parte perché rappresenta la sconfitta della morte, grande paura interiorizzata dagli esseri umani, e in parte perché l'immortalità e l'eternità si aprono a immaginazioni sconfinate, che permettono a chi "subisce" una sorta di percepire qualcosa che sfugge alla comprensione umana e di accettare ciò che non è e non sarà mai possibile. Allo stesso tempo, però, il vampiro - soprattutto quello delle origini - è anche simbolo di un male primitivo, un antecedente di quel homo homini lupus che simboleggia un'umanità sempre pronta a divorare se stessa, autodistruttiva, che si nutre di se stessa per accrescere il proprio potere. Non è un caso, in questo senso, che uno dei primi film importanti sui vampiri sia il Nosferatu di Murnau, una trasposizione non autorizzata dell'opera letteraria di Bram Stoker: il film, simbolo dell'espressionismo tedesco, sembra collocare il vampiro in una sfera quasi astratta, in una sorta di allegoria di totalitarismo, dove esiste solo la resa e l'annientamento. Nel raccontare la storia del vampiro si racconta in realtà di un abuso costante di potere, di una condizione non equa dove vittima e carnefice non possono combattere ad armi pari.

Per poter vedere una versione più vicina al Dracula di Bram Stoker bisognerà invece attendere il 1931, quando il regista Tod Browning porta sul grande schermo Bela Lugosi nei panni del terribile vampiro transilvano. In questa prima fase i vampiri appaiono sempre come creature crudeli, malvage, assetate di sangue. Il fascino che emanano non è un aspetto positivo, ma l'arma che utilizzano per attrarre a sé le vittime di cui si nutrono. I cosiddetti "succhiasangue" dunque non sono altro che predatori, perpetrando così un cliché che in realtà esisteva già nel film La vampira - A fool there was, del 1915, dove la protagonista non morta era una sorta di femme fatale a cui si accosta l'etichetta letterale di mangiauomini. Per cambiare questo status quo della figura del vampiro bisogna attendere gli anni '90 del Novecento, quando sul grande schermo arrivano due film campioni d'incassi che cambiano il modo di percepire il vampiro al cinema. Dracula di Bram Stoker di Francis Ford Coppola e Intervista col vampiro di Neil Jordan sono le due pellicola che portano alla romanticizzazione del vampiro.

Nel primo caso il conte Dracula (interpretato da Gary Oldman), pur mantenendo il suo animo nero e malvagio, viene in qualche modo investito di una giustificazione per i suoi atti orrendi e il suo percorso di crudeltà e omicidi si trasforma in una struggente storia d'amore in cui il lieto fine non è contemplato. Intervista col vampiro, invece, avvicina l'idea di vampiro a quella di eroe romantico e decadente: il ruolo da protagonista è dato a Brad Pitt che interpreta il vampiro Louis, un uomo di New Orleans che non riesce ad accettare il suo destino di non morto, ossessionato da un dilemma morale che lo spinge a interrogarsi sull'etica di dover uccidere per sopravvivere. A guidarlo c'è invece il vampiro Lestat (Tom Cruise), che è vanesio e crudele, che considera gli esseri umani come una razza di serie B e quindi facile da schiacciare. Con Intervista col vampiro, dunque, si incontrano i due poli della narrazione dei vampiri: l'animo romantico e quello crudele. Negli anni, poi, la romanticizzazione del vampiro ha raggiunto livelli esagerati con l'arrivo di Twilight, la saga di Stephenie Meyer.

Edward Cullen, il protagonista della serie, è una creatura che può essere associata ai vampiri solo perché ha bisogno di sangue per nutrirsi. Ma egli è un vampiro "vegetariano", che si nutre solo di animali, e che passa il suo tempo a struggersi d'amore per la protagonista. La storia d'amore è di stampo adolescenziale e viene meno quel lato animale, istintivo e oscuro che ogni vampiro che si rispetti dovrebbe portare dentro la propria anima tormentata.

Di pari passo con l'evoluzione del vampiro romantico, al cinema arrivano anche film che pongono il vampiro al centro di una narrazione più action. Ne è un esempio Blade, naturalmente, ma anche Io sono leggenda, dove il gene del vampiro viene da un virus e l'intera esistenza dei non-morti viene ricercata in ambiti scientifici. La commistione tra l'azione e il romanticismo trova poi il suo massimo esponente nella serie televisiva Buffy - L'ammazzavampiri, diventata un cult, in cui i vampiri passano dall'essere i cattivi da abbattere agli eroi romantici da conquistare.

Tutti questi sono solo alcuni esempi per dimostrare la continua evoluzione del genere e della figura del vampiro, che è in continuo mutamento ed è sempre pronto a cambiare la propria pelle: un po' come hanno fatto i vampiri di Taika Waititi nel film What we do in the shadows - Vita da vampiro, uscito nel 2014 e diventato anche una serie televisiva.

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