Eastwood dirige Eastwood: "The Mule" è un capolavoro

Aveva detto che "Gran Torino" sarebbe stato il suo ultimo film da attore. Ha cambiato idea. Meno male

Eastwood dirige Eastwood: "The Mule" è un capolavoro

Aveva detto che Gran Torino sarebbe stato il suo ultimo film da attore. Clint Eastwood, esattamente dieci anni dopo quella promessa che sapeva di inizio di pensione, è tornato sui suoi passi. Il Corriere The Mule, in uscita in questi giorni negli Usa e in arrivo nelle sale italiane il 7 febbraio, è diretto e interpretato da Eastwood e racconta la storia di Earl Stone, un uomo che fa la scelta sbagliata per evitare il fallimento e per salvare la propria famiglia. Ispirato alla storia vera di Leo Sharp, narcotrafficante ultraottantenne che il famoso boss El Chapo chiamava Tata, The Mule è un pugno nello stomaco, di quelli che lasciano senza fiato, ma è anche il capolavoro che tutti si aspettano da una leggenda vivente come Clint Eastwood.

A sostenere l'attore e regista, nel raccontare le vicende che hanno coinvolto un insospettabile fioraio statunitense che per anni ha trasportato centinaia di chilogrammi di cocaina per conto del cartello di Sinaloa, c'è un cast di primo livello: Bradley Cooper, che interpreta Colin Bates, l'agente Dea incaricato di trovare il Tata e Andy Garcia, nel ruolo di un signore della droga messicano il cui nome, forse volutamente, non viene mai menzionato: «Sono amico di Clint ma non avevamo mai lavorato insieme - spiega Garcia - Devo dire che è stato semplice, lui non è un uomo che dà molti consigli, come artista ti lascia fare e in scena reagisce alle tue battute. La mia priorità come attore è sempre quella di servire la storia al meglio, in modo che il film possa essere godibile dal pubblico. Lui sapeva che ero pronto, mi guardava inventare la mia versione del suo personaggio e mi diceva solo: bene, bene».

In un momento così difficile nei rapporti fra Messico e Stati Uniti, che tipo di messaggio manda un film del genere? «Non credo che si debba parlare di politica in questo caso continua l'attore cubano, naturalizzato statunitense raccontiamo di una situazione reale, quella del traffico di droga in Nord America, che non ha nessuna bandiera. Credo che il concetto principale sia che, come padre, devi essere molto attento alle scelte che fai. Ogni tuo errore, con il passare del tempo, ricadrà sulle persone che ami».

Il Corriere - The Mule è anche la storia di un uomo in crisi che entra nel giro sbagliato, nel tentativo di proteggere la propria famiglia. Alison Eastwood, figlia di Clint, e Taissa Farmiga interpretano rispettivamente la nipote e la figlia del protagonista: «Se fai un errore per proteggere le persone che ami spiega la Farmiga - non sei necessariamente una persona cattiva. Forse un agente della Dea direbbe diversamente, ma secondo me, quando si tratta di amore per i propri cari, il confine fra bene e male è offuscato». «Sono stato un pessimo padre, un pessimo marito, ho rovinato tutto», dice il protagonista. Viene spontaneo domandarsi come deve essere stato crescere avendo come genitore una leggenda del cinema come Clint Eastwood. «Io non conosco altri modi di vivere - spiega Alison Eastwood Per me era normale. Certo da bambina ero arrabbiata, i miei genitori erano divorziati e io non vedevo spesso mio padre. Quando andavamo da qualche parte, tutte le persone che ci incontravano volevano un autografo, una foto, un po' del suo tempo o qualcosa da lui. Io e mio fratello ci chiedevamo perché non fosse possibile per noi passare un normale pomeriggio insieme a papà, come facevano gli altri bimbi. Con il passare degli anni ci siamo abituati e trovavamo comunque il modo per pranzare insieme o fare quattro risate con lui».

Michael Peña che è anche protagonista della serie Narcos: Mexico, in The Mule è l'altro agente della Dea incaricato di indagare sui movimenti di droga del Tata. «Dello stile di Clint Eastwood come regista, mi piace il fatto che sia sempre molto realistico, pur non trattandosi di documentari ma di grandi film. Ci sono cuore e umorismo in storie apparentemente semplici.

Si tratta però di apparenza, perché in realtà pellicole come questa mostrano la complessità della vita. Vai al cinema e ti siedi convinto che vedrai un certo tipo di film, ma con lo scorrere dei minuti ti rendi conto che si tratta di altro».

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