"Ecco le sopravvissute, donne salvate a un passo dal baratro"

L'autrice di "Amore criminale" racconta storie di relazioni malsane e pericolose

"Ecco le sopravvissute, donne salvate a un passo dal baratro"

La nuova sfida di Matilde D'Errico sarà misurarsi nel ruolo di presentatrice: l'autrice e ideatrice di Amore Criminale, il programma che racconta le terribile storie di donne uccise dai loro compagni, condurrà infatti la nuova trasmissione Sopravvissute. Cioè come salvarsi da una relazione pericolosa. Si tratta di una striscia di venti minuti in onda dal 9 settembre su Raitre in seconda serata per sette puntate scritta con Maurizio Iannelli, impegnato anche alla regia. «In Amore criminale poniamo al centro della narrazione tutte le forme estreme dell'amore che sfociano nel femminicidio. In Sopravvissute l'attenzione si focalizzerà invece sullo step precedente», ci spiega.

Ovvero?

«Racconteremo le storie di sette donne che, pur innamorate di uomini manipolatori e narcisisti, sono riuscite a superare la dipendenza affettiva e il senso di devastazione psicologica provocati dalla relazione. La speranza, ovviamente, è che questa trasmissione possa evitare ad altre donne di rimanere invischiate in legami pericolosi ed essere di sostegno a chi, invece, si trova ancora in una situazione del genere».

Dopo l'esperienza al timone della copertina di Amore Criminale, come vive il suo debutto nei panni di conduttrice?

«Come una novità, ma anche come una tappa naturale del mio percorso autoriale: del resto, mi sono sempre occupata dell'universo femminile».

Come ha raccolto le sette storie di Sopravvissute?

«Molte sono testimonianze di donne che mi hanno contattata direttamente attraverso la mia pagina Facebook o l'account Twitter, altre sono state selezionate con l'aiuto della redazione cercando tra i gruppi di sostegno per la dipendenza affettiva. In ogni caso, sono tutte vicende realmente accadute e molto diverse tra loro che evidenziano come la manipolazione psicologica sia profondamente subdola, difficile da superare e trasversale in termini di cultura e status sociale».

Sfatiamo un falso mito, quindi: vittime degli uomini narcisisti a livello patologico non sono solo le donne più semplici per cultura e lavoro...

«Esatto. Al contrario, tantissime donne in carriera, intelligenti, colte e con un buon reddito finiscono invischiate in storie malsane e tossiche».

Ma come si riconosce un uomo patologicamente narcisista?

«Non è facile. Sul lavoro e con gli amici risultano sempre molto affascinanti e carismatici, ma nel rapporto di coppia sono dei manipolatori che alternano umiliazioni pesanti, dagli sputi agli insulti, a momenti di dolcezza, dichiarazioni di scuse e gesti gentili, con il risultato di confondere e di privare dell'autostima la compagna».

Perché è così difficile chiudere una relazione tossica?

«Perché la donna, spesso isolata dal compagno, tende ad aggrapparsi all'immagine ideale del proprio uomo. Il motivo? Ammettere la verità di aver sbagliato tutto nel scegliere quell'uomo le risulterebbe troppo doloroso. Senza contare che molte, poi, si vergognano di raccontare agli altri che cosa subiscono».

Facebook e Twitter quanto influenzano il suo lavoro d'autrice?

«Moltissimo, ormai sono imprescindibili.

Mi permettono di allargare la rete di contatti, di monitorare quali sono i temi caldi al centro del dibattito e di rendere multimediali le trasmissioni tv. Per esempio nel nuovo programma daremo molto spazio alla comunicazione e alla narrazione delle storie attraverso i social con l'hastag #sopravvissute».

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